CONDIVIDI SU:

«Imprese messe a dura prova dalla pandemia. Per una vera ripresa occorrono certezze»

Emanuele Pepa, presidente di Confartigianato Marche: «Perdite ingenti, ma il tessuto produttivo ha retto: ora è indispensabile aiutare le piccole realtà»
di Vittorio Bellagamba
Emanuele Pepa, presidente Confartigianato Imprese Marche

L’anno appena passato l’artigianato delle Marche è stato messo a dura prova. Le conseguenze del Covid-19 hanno caratterizzato dodici mesi in chiaroscuro. Emanuele Pepa, presidente Confartigianato Imprese Marche in proposito ci ha detto: «Ci siamo lasciati alle spalle un 2021 molto difficile per l’intero sistema produttivo nazionale. E sappiamo bene che la ripresa economica è legata inevitabilmente a un’incertezza di fondo derivante dall’andamento della pandemia. L’artigianato e le piccole imprese delle Marche sono state colpite pesantemente dall’emergenza Covid-19, con ingenti perdite di liquidità e di fatturato. Tra gennaio e settembre sono state 2.029 le iscrizioni di imprese artigiane, ma le cessazioni sono state 2.460 con un saldo negativo di -431 imprese, il risultato peggiore tra le regioni. In totale l’artigianato marchigiano conta 43.092 imprese. Soffrono anche le vendite all’estero: nelle Marche l’export dei settori a maggiore concentrazione di MPI ha registrato un -4,6% nei primi nove mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo pre-pandemia, a fronte di un dato nazionale del +1,9%. Nonostante la forte crescita dei numeri negativi in questo lungo periodo di emergenza sanitaria e di grande incertezza per il presente e il futuro, la tenuta economica del territorio si deve in gran parte al fatto che le migliaia di comunità locali sono state e sono tuttora tenute assieme grazie al contributo attivo della micro e piccola impresa che rappresenta nelle Marche la quasi totalità del tessuto produttivo e dei servizi. E proprio al ruolo svolto dagli artigiani e ai piccoli imprenditori durante la pandemia, alla loro grande capacità di resilienza, si deve ripartire nell’indicare le condizioni necessarie per la ripresa».

Quali settori hanno già riagganciato la ripresa e quali continuano a soffrire le conseguenze dell’emergenza?
«Le ultime previsioni indicano che nel 2022 il Pil salirà del 4%, recuperando completamente i livelli pre Covid-19. Gli investimenti in costruzioni stanno trainando la ripresa, mentre la manifattura italiana presenta indicatori di produzione ed export migliori, come incidenza percentuale, di quelli della Germania. Il fatturato dei servizi recupera i livelli precedenti lo scoppio della crisi. Ci sono marcate eterogeneità settoriali con alcuni comparti in sensibile ritardo: moda, automotive e i servizi legati alla mobilità e al turismo, cultura, arte e i servizi alla comunità e alla persona. Ci sono poi alcune ombre che gravano sulla ripresa. In primo luogo l’ondata invernale di contagi, il rallentamento degli scambi internazionali e la maggiore inflazione, per oltre due terzi derivata dai beni energetici. L’escalation delle tariffe di elettricità e gas, e la crescita a doppia cifra dei prezzi dei carburanti impone una riduzione della spesa delle famiglie per altri beni e servizi. Per le imprese l’improvvisa esplosione dei costi energetici, insostenibile in alcuni settori, sta riducendo il valore aggiunto della manifattura. L’Italia, con una elevata dipendenza energetica dall’estero, sta subendo un pesante aumento della bolletta energetica. Sulle bollette di imprese e famiglie pesa il ‘deragliamento’ del prezzo del gas, mentre, in parallelo, è salita la dipendenza dal gas proveniente dalla Russia e da altri produttori che condizionano in termini geopolitici l’economia internazionale».

Quali iniziative state attuando nel cratere del sisma a favore delle aziende artigiane?
«Sul sisma va rilevata la diversa e migliore azione in termini di efficienza e di tempistica del Commissario Legnini che ripone un’attenzione particolare al territorio e ne è una valida cassa di risonanza rispetto ad alcune richieste. Tuttavia l’attività di ricostruzione è ancora indietro sia per gli effetti delle precedenti mancanze che per le problematiche del gap su materie prime ed imprese specializzate. Bene la proroga del credito d’imposta fino al 2025 inserita nella manovra di bilancio».