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«Il 2022 sia l’anno degli interventi strutturali»

Fabio Bezzi, segretario di Cna Emilia-Romagna: «Gli aiuti sono stati fondamentali. Ma ora le imprese chiedono stabilità»
di Simone Arminio
Fabio Bezzi, segretario di Cna Emilia-Romagna

«I dati sono positivi, nonostante tutto». Fabio Bezzi, segretario di Cna Emilia-Romagna, promuove i conti delle imprese artigiane del 2021, letti attraverso le risposte al consueto sondaggio che l’associazione ogni anno effettua tra i suoi iscritti. Da quelle stesse pagine cerca di trarre gli auspici per il 2022, tra settori in crisi, le difficoltà del momento e una voglia di tornare a sorridere dopo gli anni più duri».

Bezzi, partiamo dal bilancio dell’anno che si è chiuso.
«Gli indicatori segnano per l’Emilia-Romagna un +6,5% del Pil per il 2021. I dati delle nostre imprese sono allineati».

Buono anche il saldo tra chiusure e aperture?
«Siamo in pari con l’anno precedente, che però avevamo salutato con un -2%. Possiamo dire di avere recuperato bene: a settembre +82 imprese rispetto al 2020».

Parliamo di settori. Chi è stato meglio?
«Le costruzioni, di sicuro, che si sono avvantaggiate dei tanti incentivi pubblici, e che venivano da lunghi anni di contrazione e di chiusure. E oltre al Bonus 110%, che pure ha fatto molto, c’è una nuova sensibilità».

E cioè?
«Gli italiani in questi due anni hanno riscoperto giocoforza la loro casa, e hanno deciso che merita più attenzione, decidendosi magari a effettuare quei lavori e quegli investimenti che rimandavano da troppo tempo».

Bene l’edilizia, dunque. Chi invece soffre di più?
«Indubbiamente la moda, intesa come filiera dalla produzione alla vendita. E poi il turismo, che per due anni ha visto un forte rimbalzo estivo e un sostanziale crollo nei mesi invernali».

Parliamo di territori.
«Il manifatturiero ha registrato segni positivi in particolare nel Reggiano e nel Riminese, le costruzioni hanno fatto meglio a Ferrara e Parma, ma in generale i dati sono positivi in tutta la regione ».

Uno spettro si aggira nell’economia: il timore che nel 2022, quando finiranno gli aiuti, il mercato si sgonfierà.
«Gli aiuti sono stati importantissimi, direi cruciali. Ma le imprese ai ristori del governo preferiscono il lavoro. Per il 2022 meglio puntare, dunque, su politiche che stimolino la ripresa e lo sviluppo dell’economia, per dare modo alle aziende di ripartire con slancio».

Niente più aiuti?
«Chiariamo: gli aiuti alle imprese sono stati fondamentali e non sono mai abbastanza. È indubbio che senza, settori come turismo, commercio e intrattenimento, non possono farcela. Ciò che dico è che, di pari passo ai nuovi aiuti, nel 2022 serviranno dei seri interventi strutturali, capaci di irrobustire e stimolare il mercato, per permettere alle aziende di crescere».

E come si cresce?
«Con le certezze. Nelle risposte al sondaggio che abbiamo proposto ai nostri iscritti, la vaccinazione obbligatoria è indicata prima degli aiuti».

Poi c’è il Pnrr.
«C’è molta attesa tra le imprese. Ma c’è anche timore che una carenza di progettualità possa farci perdere le occasioni migliori. Al Governo chiediamo serietà e attenzione».

Altre richieste alla politica?
«Stabilità, ovviamente».

Cosa altro agita il sonno degli artigiani per il 2022?
«La bolletta energetica».

È salata?
«È raddoppiata, e in alcuni casi anche oltre. E anche in questo caso la risposta che chiediamo è strutturale. Il rincaro energetico oltre che sui conti delle imprese incide sui prezzi e sui portafogli delle famiglie. L’inflazione ha ricominciato a crescere».

Nel 2022 saremo ancora con le mascherine?
«A nostro avviso è il problema minore. L’importante è che potremo ricominciare a spostarci e a incontrarci. Per questo spingiamo per una diffusione ancora più massiccia dei vaccini. Perché tornare alla normalità sarà cruciale per tutti e ancora di più lo sarà per settori come il turismo e il commercio».

Tornare alla normalità sarà utile anche per quelle piccole imprese artigiane che durante la pandemia, più di altre, pagano lo scotto delle quarantene.
«Quello delle quarantene è sicuramente il problema più serio delle piccole e medie imprese artigiane di fronte al Covid. Se le assenze gravano sulle grandi imprese e costringono un colosso come Trenitalia a cancellare corse dei treni per l’assenza dei macchinisti, si figuri cosa può succedere a un’impresa artigiana di quattro persone quando se ne ammalano due o magari tre».

La sicurezza prima di tutto.
«Ma c’è anche un dato che ormai, dopo due anni di pandemia sembra assodato. E cioè che all’interno delle aziende e sui luoghi di lavoro il rispetto delle norme come la mascherina, il distanziamento, l’aerazione, rende molto difficile la diffusione del virus. Per questo, anche e soprattutto alla luce della campagna vaccinale, il sistema delle quarantene va rivisto».

L’ultimo dei problemi causati dal virus è l’interruzione di un percorso di alternanza scuola-lavoro che si era fatto virtuoso.
«Sulla formazione professionale non si investe da troppo tempo, e i risultati sono visibili soprattutto nel mondo artigiano. Mancano competenze e specializzazioni e servirebbe una giusta sensibilità verso la formazione professionale. Due problemi che la pandemia non ha fatto che aggravare e ai quali nel 2022, se vogliamo mantenere l’ottimismo di cui sopra, le Istituzioni insieme al mondo dell’impresa dovranno lavorare seriamente».