Tra agrisolare agrivoltaico e biometano: spesi bene i fondi Pnrr

Taglio dei tassi d’interesse, sostegno alle imprese, meno burocrazia e ideologia “bucolica“, più concretezza e innovazione. Queste sono le richieste principali – in primis all’Europa – del presidente Confagricoltura Lombardia Riccardo Crotti.
Presidente, previsioni sul 2024 appena cominciato? Prevale la volontà dell’ottimismo o i timori concreti del pessimismo?
«I dati di previsione, pur in un quadro generale non ottimale, indicano un risultato positivo dello 0,4-0,6% con una prospettiva di miglioramento più marcato dal 2025. Stiamo attraversando e non solo in Europa – la classica bufera, data dai picchi inflattivi e la Bce quanto ad esempio la Fed americana, stanno facendo tutto il possibile per garantire un atterraggio “morbido“ per evitare di entrare in recessione. L’agricoltura è da sempre un settore antinflattivo che assorbe i maggiori prezzi dei costi di produzione senza poterli scaricare sui prezzi all’origine, un equilibrio molto difficile da mantenere per il settore primario che sconta tanti altri problemi oltre a quelli congiunturali del settore economico».
Piano Pnrr in Lombardia, con uno sguardo all’Italia. Come può il settore dell’agricoltura cogliere l’onda giusta per la ripresa e un utilizzo virtuoso dei fondi europei?
«Le risorse per il settore agricolo ci sono e stiamo dimostrando anche una grande capacità di utilizzo dei fondi comunitari per la transizione energetica, i primi due bandi per l’agrisolare a quali si aggiungono quelli in definizione per il biometano, il prossimo bando per l’agrivoltaico e l’imminente bando per l’ammodernamento delle macchine agricole, creano un quadro di opportunità per il settore che pur in contesto difficile con alto costo del denaro oltre alla tenaglia dei costi di produzione, risponde deciso alla sfida dell’innovazione tecnologica ed energetica».
Per le imprese agricole il Governo Meloni ha avuto attenzione? Cosa si può ancora fare?
«Con il Governo ma devo dire con tutte le istituzioni ad ogni livello e in particolare con la Regione, il confronto di idee è continuo e si riscontra grande disponibilità di ascolto, è a tutti evidente che la complessità maggiore è sita nel quadro comunitario con la decisa virata ideologico – bucolico – ambientale che deprime le potenzialità del settore che è il primo difensore dell’ambiente ma, si deve trovare il giusto equilibrio con le esigenze produttive e creare le migliori condizioni per farlo. Non dimentichiamo che i pilastri sui quali si fonda la politica agricola comunitaria hanno tra i punti principali la difesa del reddito degli agricoltori che ricordo oggi essere ancora sotto la media europea. Oggi è necessario intervenire rapidamente per mitigare gli effetti di una Pac (Politica agricola europea, ndr) che abbiamo sempre contestato perché non si adatta a chi lavora tutti giorni nell’ambiente e per la sua tutela: basti pensare all’obbligo rotazionale o ai vincoli che si vogliono imporre per ridurre i fattori produttivi – concimi e fitosanitari – senza il presupposto di dati scientifici che invece dicono esattamente il contrario».
L’inflazione rallenta grazie alla “cura da cavallo“ della Bce col rialzo dei tassi, la perdita di potere d’acquisto ha svuotato le tasche dei cittadini e in particolare nell’ortofrutta i prezzi sono alle stelle. Come rimettere in tasca ai cittadini risorse da spendere per rilanciare i consumi?
«Il quadro economico generale è in lento miglioramento, il 2024 non sarà l’anno dell’inversione e della ripresa economica per la quale i dati indicano il 2025 come anno della riscossa, certo per far partire il settore produttivo è necessario che la Bce faccia la sua parte per innescare la discesa dei tassi. La presidente della Bce Lagarde ha indicato la seconda metà dell’anno come periodo di partenza per il riequilibrio del costo del denaro. Questo è fondamentale per muovere la leva economica. Per quanto ci riguarda il settore ha un altro macigno più pesante dell’inflazione che è l oppressione burocratica e l’eccessiva stratificazione normativa. Lo diciamo da anni a tutti i livelli di governo che fondamentale la semplificazione».
I giovani stanno tornando nei campi? Funziona la staffetta generazionale tra genitori e figli?
«Il settore agricolo è molto ancorato al passaggio generazionale tradizionale anche se in questi ultimi anni abbiamo riscontrato interessanti start up di giovani che hanno realizzato imprese di successo – ad esempio nel settore della quarta gamma con investimenti innovativi. Per le produzioni tradizionali penso al latte e alla carne è oggettivamente più difficile che il giovane intraprenda queste attività in modo del tutto autonomo dai suoi legami famigliari. La tecnologia e le sue applicazioni in agricoltura stanno destando molto interesse tra i giovani: penso alla robotica che sta cambiando la figura dell’imprenditore agricolo del futuro e i giovani ne saranno protagonisti».
Qual è un’opera strategica, che a suo avviso dovrebbe essere prioritaria in Lombardia?
«La Lombardia come tutte le regioni più sviluppate ha bisogno di strutture, necessarie per il commercio e lo sviluppo economico ma, le progettazioni devono essere fatte con il principio della massima tutela del territorio, ricordiamoci che ogni parte di suolo sacrificata all’agricoltura non tornerà mai più produttiva. Questo principio contraddistingue da sempre la nostra azione e quella di Confagricoltura, sviluppo si ma sostenibile».
La Lombardia fra un decennio. Cosa vede?
«Milano è già ora la città del futuro, con la Brexit ha rinnovato la sua centralità nel campo economico, lo è da sempre nella moda e nel made in Italy, fra 10 anni non posso che immaginare una città che rimarchi il suo alto livello internazionale. Milano è lo specchio della regione Lombardia, già ora motore delle produzioni zootecniche di qualità che con le sue eccellenze Dop portano le nostre produzioni nei mercati di tutto il mondo che le apprezzano le invidiano e, purtroppo, spesso le copiano. Ribadisco però che questa centralità dovrà essere affiancata dalle istituzioni nazionali ed europee con normative che tutelino e accompagnino lo sviluppo senza farsi condizionare da ideologie astratte e a tratti distruttive».