Autonomia contrattuale. Così i salari si adeguano al carovita

«La vera sfida? Utilizzare al meglio le risorse del Pnrr in Lombardia, con l’obiettivo di sostenere la ripresa e creare occupazione stabile». Ugo Duci, segretario generale della Cisl Lombardia, guarda alle elezioni Regionali con la bussola orientata verso le priorità del sindacato: lavoro e stipendi.
Ugo Duci, qual è la sua fotografia della Lombardia dal punto di vista occupazionale?
«Veniamo da un decennio di recessione e crisi economica che ha avuto un impatto anche nel nostro territorio. L’occupazione ha tenuto ma è aumentato il precariato: c’è molta occasionalità e poca stabilità. Se a questo aggiungiamo anche l’effetto della pandemia su alcuni settori, non possiamo certo dire di uscire da un periodo gaudente».
Quali sono le vostre proposte rivolte alla futura maggioranza a Palazzo Lombardia?
«Proponiamo di invertire la rotta sfruttando le risorse che abbiamo. Ad esempio le risorse del Pnrr dovrebbero essere utilizzate anche per favorire le imprese che creano occupazione stabile, guardando in particolare alle donne e ai giovani. Se non invertiamo la tendenza, tra qualche anno ci troveremo a vivere nella regione con il più alto tasso di denatalità al mondo. Anche i fondi per le Olimpiadi invernali del 2026 devono essere finalizzati alla ripresa e al rilancio della Lombardia».
Qual è la prima misura che secondo lei andrebbe attuata dopo le elezioni?
«Per noi la priorità sono i salari, che non sono adeguati al costo della vita. Si dibatte sull’autonomia differenziata? Noi potremmo cominciare a praticare l’autonomia contrattuale».
In che modo?
«Sostenendo la contrattazione territoriale, con l’obiettivo di aumentare almeno in Lombardia salari che non sono più al passo con il costo della vita. Bisogna sostenere le imprese che si aprono a una contrattazione aziendale integrativa, anche in termini di welfare, inaugurando un nuovo modello di relazioni sindacali».
Il tema della sanità è al centro della campagna elettorale. Qual è la posizione della Cisl?
«La Lombardia ha uno dei migliori sistemi sanitari, che però ha mostrato tutti i suoi limiti con la pandemia. La Regione punta sulla sanità territoriale, ma per ora abbiamo visto solo tanti slogan e pochi passi concreti. Chiunque vincerà le elezioni dovrà rimboccarsi le maniche».
Intanto mancano medici e infermieri negli ospedali. Come invertire la rotta?
«La Lombardia dovrebbe far sentire la sua voce con il Governo per allentare i limiti e incentivare la scelta dei giovani di laurearsi nelle discipline sanitarie».
Come legge l’accelerazione del Governo sull’autonomia differenziata?
«La Cisl non è pregiudizialmente contraria, ma l’autonomia va fatta con responsabilità e nel vincolo costituzionale della solidarietà. Non ci spaventano le parole, ma bisogna capire cosa c’è dietro».
La stretta sul reddito di cittadinanza rischia di creare problemi sociali anche in Lombardia?
«Il reddito di cittadinanza ha aiutato tante persone in difficoltà, fallendo però l’obiettivo del reinserimento nel mondo del lavoro. Bisogna sostenere i poveri, ma sul fronte del lavoro più che sussidi sono necessarie politiche attive per far incontrare domanda e offerta».
Qual è la sua visione della Lombardia nei prossimi cinque anni?
«Vorrei una Regione che si metta a disposizione dei giovani, non con le chiacchiere ma con le opere. Auguro a chiunque vinca le elezioni di continuare a dialogare con la società attraverso le sue rappresentanze. Serve un dialogo e un confronto continuo, per non lasciare indietro nessuno».