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Etichette salutiste? Una follia europea. Pensino piuttosto ad aiutare i nostri giovani agricoltori

L’analisi della situazione nei campi lombardi da parte di chi vive a contatto con gli imprenditori: «Priorità al caro bolletta e al costo del credito in aumento»

In tempi di blitz europei e proposte di etichettare il vino come fosse un pacchetto di sigarette, «bisogna tenere alta la guardia». Perché – ammette con sincerità il vicepresidente di Coldiretti Lombardia, Paolo Carra – «non posso dormire sonni tranquilli». Scuote la testa, pensando a quel che alcuni Paesi (nordici) vorrebbero imporre a Bruxelles, diktat salutistici che mettono alla pari, tanto per fare un esempio, vino e superalcolici.

«Studi infiniti dimostrano che il vino, bevuto nelle quantità giuste, fa bene alla salute. Non così i superalcolici, dei quali in Paesi come l’Irlanda si fa spesso un uso smodato. E ora, proprio in Irlanda, il vino verrà etichettato come se berlo fosse pericoloso, sempre e comunque. «La dieta mediterranea, più salutare di tutte come dimostra un’infinità di studio, è sotto attacco troppo spesso a Bruxelles, ed è una tendenza profondamente sbagliata».

Il mondo vitivinicolo italiano rischia di perdere terreno, cioè fatturato?

«L’Irlanda è un mercato limitato, ma più in generale il rischio è che di fronte a certe regole insensate qualcuno disinvesta. Anche le etichettature “a semaforo“ che spesso tornano all’ordine del giorno nell’Unione Europea sono una follia: non si possono paragonare prodotti e bevande naturali a cibi e drink ultralavorati».

Non accenna a placarsi il problema del caro energia che impatta ormai da due anni almeno anche sulle tasche degli italiani…

«Secondo nostre stime il caro bolletta ha un effetto nel rialzo dei costi fra il 25 e il 30 per cento, impatto ancor più pesante per le aziende che lavorano in particolari settori, come l’ortofrutticolo e il florovivaistico. In questi e in altri casi, il rischio finale è quello di penalizzare il consumatore».

Quali effetti e cambiamenti avete registrato nelle abitudini di acquisto degli italiani?

«Diciamo che con il rialzo generalizzato dei prezzi, finora la gente ha anche imparato a sprecare meno. Visto che i prodotti fuori stagione hanno raggiunto prezzi proibitivi, gli italiani hanno imparato a rinunciarvi. Dato l’inverno meno rigido, siamo andati avanti a lungo con produzioni che in altri tempi sarebbero state interrotte molto prima, in questo il clima ha agevolato gli imprenditori agricoli. Ora, però, siamo al bivio: se gli aumenti generalizzati durano 1-2 mesi, tutto sommato gli italiani saranno in grado di assorbire il cambiamento, ma se il caro bollette diventa strutturale si riverserà sui prodotti venduti allo scaffale dei supermercati. E a quel punto si rischia un ulteriore calo dei consumi, che metterebbe in difficoltà le imprese oltre che i consumatori».

Quali sono i problemi principali al momento per le imprese del settore agricolo?

«Stando io a contatto con gli imprenditori tutti i giorni, le richieste più frequenti sono la sospensione delle accise sui carburanti per tornare a calmierare i prezzi, l’altra lamentela riguarda l’aumento continuo del costo del denaro. Quest’ultimo è un problema reale, gravissimo, perché tanti giovani che sono entrati nel nostro settore hanno investito prestiti, così si rischia di mandare in crisi aziende virtuose».

Nota un ritorno di interesse per i campi da parte dei giovani? Cosa portano di nuovo?

«È una tendenza positiva, i giovani imprenditori portano un approccio diverso, con una spiccata attenzione alla sostenibilità e allo sviluppo energetico, con biodigestione dei reflui zootecnici e investimenti sul fotovoltaico. È bello vederli all’opera, un peccato che li mettano in difficoltà facendo pagare interessi più alti sul debito… si corre il rischio di rallentarne la crescita e l’entusiasmo».

Droni nei campi, agricoltura idroponica, verticale, robot lavoratori e tanto altro. Il futuro dell’agricoltura è nella tecnologia spinta?

«Nel confronto con gli altri Paesi nel mondo, noi insistiamo sui disciplinari di qualità, più tradizionali. Il settore ha già cambiato volto grazie alla tecnologia, pensiamo alla mungitura nelle stalle ormai quasi del tutto automatica, ma l’Italia ha il sole, un clima salubre, risorse naturali che tutti ci invidiano: il nostro futuro non sta solo nella tecnologia spinta al massimo».

E la montagna che si spopola? I campi incolti?

«Serve un progetto globale di recupero delle terre incolte, difficili da coltivare e poco produttive. Ma l’agricoltura “eroica“ – con meno margini di profitto – va aiutata, assistita dallo Stato».