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Confagricoltura: tutti ci invidiano il «made in Lombardia». Ma sostengano il nostro latte

Il presidente Crotti: tanti allevatori ancora rischiano di chiudere. Serve un prezzo giusto per il nostro «oro bianco». Con la qualità si vince
di Chiara Zennaro
Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia

Noi allevatori veniamo visti come inquinatori e bisogna sfatare queste dicerie- si sfoga così Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia, veterinario cremasco dal 1975 e per quindici anni presidente dell’Associazione provinciale allevatori di Cremona-. Sono fake news. Chi è quell’allevatore che inquina i prati e l’ambiente dove alleva il suo bestiame, o che maltratta i suoi animali? Le nostre sono aziende aperte, chiunque può vedere come lavoriamo, basta girare per i campi. È vero, noi produciamo Co2, ma siamo l’unico settore che sottrae l’anidride carbonica con le piante coltivate. Il contributo che l’agricoltura dà al Paese è fondamentale». Nel 2021 l’agricoltura e l’allevamento della Lombardia hanno affrontato diverse difficoltà legate all’aumento dei prezzi delle materie prime e alle condizioni climatiche sfavorevoli, ma Crotti si dice ottimista per l’anno appena iniziato, anche se alcuni settori necessitano delle sovvenzioni.

Com’è andato il 2021? Quali sono i settori che hanno affrontato alcune difficoltà?
Per la zootecnica il 2021 non è stato un anno facile: è aumentato il prezzo delle materie prime, alcune sono anche raddoppiate. Il prezzo del latte alla stalla non è cresciuto per raggiungere i livelli dei formaggi. Anche l’allevamento di suini ha avuto alti e bassi e ora sta affrontando la diffusione della peste. L’avicoltura, per cui siamo autosufficienti, con i focolai di influenza aviaria si è trovato in difficoltà sanitarie e economiche. Per i produttori di cereali il secondo semestre è andato abbastanza bene: i prezzi di soia, mais e fieno sono aumentati. In questo settore, però, le problematiche sono legate alle gelate primaverili, ai venti e alla grandine che hanno distrutto intere coltivazioni. Il settore della produzione di latte, l’allevamento di suini e avicoli hanno sofferto, per questo chiediamo allo Stato che attraverso Pnrr e Psr aiuti queste aziende. Gli allevatori hanno anche dovuto investire sulla biosicurezza dei propri allevamenti, con l’acquisto di impianti di sicurezza, reti e sistemi per difendersi dalla fauna selvatica. Gli abbattimenti, infatti, non hanno prodotto grandi risultati, ma io sono convinto che bisogna procedere con la sterilizzazione chimica e in due anni circa la situazione sarà sotto controllo. Cinghiali e nutrie non solo sono pericolosi per la sicurezza dei campi, in quanto scavano buche e gallerie, ma anche per l’attraversamento delle strade: causano incidenti stradali anche gravi.

Come sono andate le esportazioni?
Le esportazioni quest’anno sono andate molto bene: i nostri prodotti Dop, Grana padano e Parmigiano reggiano hanno raggiunto il +9%. Sono prodotti che tutti ci richiedono e che tutti ci invidiano. Bisogna incentivare di più, se non sosteniamo il prezzo del latte alla stalla i produttori di latte potrebbero chiudere.

Che previsioni ha per il 2022?
Noi siamo condizionati da due elementi fondamentali: il fronte sanitario, e abbiamo visto che malattie come la peste suina e l’influenza aviaria sono sempre dietro l’angolo, e dell’aspetto economico. Per il settore di produzione del latte sono abbastanza ottimista, e anche per quello dei i cereali, sia che vengano mantenuti questi prezzi sia che diminuiscano leggermente.