Auspico un 2024 in area positiva. Trainato dalla forza delle costruzioni

Dopo il ciclone delle polemiche sul superbonus e il dietrofront del Governo sulla misura, le aziende di costruzioni cercano nuove strade, se possibile lontane dalla bufera. E Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance, traccia il sentiero.
Presidente, come vede questo 2024 appena cominciato? Ci sono margini per evitare la recessione?
«Le previsioni dell’Istat indicano che il Pil italiano è atteso in crescita del +0,7% nel 2023 e 2024, in forte rallentamento rispetto al 2022: sostanzialmente in linea con le recenti previsioni di Banca d’Italia e Ocse. Il mio augurio è che, per il 2024, anche grazie agli investimenti del Pnrr, il nostro sistema economico resti in area positiva, trainato, come negli ultimi anni, dal settore delle costruzioni».
Piano Pnrr in Lombardia, con uno sguardo all’Italia. Al di là delle polemiche che infuriano, a che punto siamo?
«Il Pnrr è una grande opportunità per il nostro Paese e il settore delle costruzioni è il comparto che maggiormente contribuisce all’impiego effettivo delle risorse, rappresentando circa il 65% delle somme effettivamente spese al 31 dicembre 2022. Auspichiamo che a ricaduta delle recenti decisioni assunte in merito alla rimodulazione dell’allocazione delle risorse non di generi il blocco di procedure già avviate e che rischiano di non avere coperture finanziarie alternative e la relativa cassa. Abbiamo un Osservatorio attivo con Anci Lombardia e valutiamo la situazione al fine di monitorare le criticità».
Capitolo Superbonus: misura giusta o sbagliata? Vede all’orizzonte un calo dei costi di costruzione? Temete un crollo delle commissioni senza più la fiammata del superbonus?
«La misura ha contribuito consistentemente alla crescita Pil italiano, generando un valore aggiunto reale. Le costruzioni interagiscono con l’80% di tutti i comparti economici e il superbonus ha lasciato valore anche al terziario, al sistema finanziario oltre che ai cittadini e alla manifattura. Il tema oggi all’attenzione riguarda il futuro di questo comparto e le strategie che il Paese vorrà mettere a terra per la riqualificazione energetica del nostro patrimonio costruito. Si attribuisce a questa misura la responsabilità dell’impennata dei prezzi ma non è così. È stato un problema globale che da noi ha pesato nei tre anni quasi il 30% di incremento dei costi. Prevedere un calo dei costi di costruzione, in questo momento, non è affatto scontato, anche a causa delle tensioni geopolitiche che, adesso, si sono allargate verso il Medio Oriente con le problematiche ben conosciute nel Mar Rosso. Rimane poi evidente che la riqualificazione degli edifici non può essere a costo zero e che incentivi fiscali, anche più contenuti e purché stabili nel tempo, siano fondamentali per aiutare famiglie e imprese in questa transizione ecologica».
Fronte assunzioni e lavoro. Come infondere fiducia ai giovani in un periodo così incerto? Le imprese trovano facilmente il personale che serve?
«Credo che la priorità sia intervenire affinché le giovani generazioni possano realizzare i propri progetti di vita in Italia, senza dover fuggire all’estero o ripiegare su scelte di “serie B“. Sono sempre meno i giovani italiani disposti a confrontarsi e impegnarsi con il nostro settore, ancor di più se consideriamo la manodopera di cantiere. Per questo, come associazione dedichiamo molta attenzione al dialogo le scuole del territorio per fa conoscere il valore del nostro settore e le opportunità che può proporre. Dal 2019 i livelli occupazionali nelle costruzioni sono in costante crescita con il parallelo problema di reperire personale, in particolare quello formato e specializzato. La domanda delle imprese è sempre più orientata verso profili professionali con competenze in ambito digitale e “green”».
Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sono dietro l’angolo. Lei cosa ne pensa? Finora intoppi tutto sommato fisiologici o già ci sono stati errori tali da pregiudicare il successo dell’evento?
«Le Olimpiadi e le successive Paralimpiadi lasceranno una legacy nel medio/lungo periodo che deve essere di qualità delle opere realizzate e di sostenibilità ambientale dei nuovi interventi. Sappiamo che in Italia mettere a terra le opere non è cosa semplice e la pista dedicata alle gare di bob, di cui si sta definendo solo in questi giorni l’ubicazione, ne è un esempio lampante. Sono in gioco investimenti pubblici importanti a cui si aggiungono quelli privati già attivati e sono ottimista sul fatto che si riuscirà a chiudere i cantieri per tempo, senza pregiudicare la riuscita dell’evento. La vera sfida, poi, sarà riuscire a riconvertire le infrastrutture realizzate così che possano portare benefici alla collettività».
Chiuda gli occhi e immagini Milano fra 10 anni. Cosa vede? Una metropoli in declino o la forza trainante della Lombardia nell’ambito del sistema Italia e dell’Europa?
«Milano deve continuare ad essere la locomotiva d’Italia. Tra dieci anni vedo una città più sostenibile, dinamica e ancora più attrattiva verso i giovani talenti, lavoratori e famiglie, che sono il vero motore di una città che può e che deve ambire a diventare uno dei punti di riferimento a livello europeo. Certamente, affinché ciò sia possibile, serve anche un’amministrazione adeguata, con una visione strategica di lungo periodo per la nostra città».
Ricorrono le polemiche sui prezzi alle stelle degli immobili a Milano. Proposte per risolvere l’emergenza e tornare ad avere una città più a misura di giovani coppie, studenti e neolaureati?
«Il mercato immobiliare milanese da diversi anni registra un andamento positivo grazie alla capacità attrattiva della città. Oggi questa domanda permane ma è sempre più lontana dalla sostenibilità economica dell’offerta per varie cause: l’aumento dei costi di costruzione; l’aumento dei tassi di interesse; la crescita dell’inflazione che ha ridotto la capacità di risparmio e di acquisto. Bisogna mettere in campo misure pubbliche efficienti per riqualificare e potenziare l’edilizia sociale, ma nel contempo bisogna intervenire per aumentare l’offerta di housing sociale dando la possibilità a studenti, lavoratori e famiglie, che sono la base del successo di Milano, di avere una casa a prezzi accessibili. Affinché ciò sia possibile, bisogna avere la volontà di cercare un punto di incontro tra pubblico e privato, con trasparenza ma anche con la concretezza necessaria a capire che se non si trova un equilibrio economico il privato non può investire. E ci vuole il coraggio di capire che una strategia per la casa sociale non può trovare risposte strutturali solo dentro il perimetro dei confini comunali: la città allargata è una risposta purché sia sostenuta da infrastrutture e servizi che abbattano le resistenze di chi non vuole creare altre periferie dormitorio, come avvenuto negli anni ’50».