«Il disastro dell’alluvione. Tante aziende ancora ferme»

UN 2023 CONTRASSEGNATO da crisi diventate ormai ‘storiche’ oltre che dai drammatici effetti, per alcune zone della Toscana, dell’alluvione di inizio novembre. A fare da contraltare settori che hanno registrato un incremento a doppia cifra. Un quadro con luci e ombre per l’economia toscana di cui parliamo con il Segretario regionale della Cgil Rossano Rossi.

Che bilancio si può tracciare del 2023?

«In Toscana, nel 2023, qualche criticità si è rilevata: abbiamo una casistica di almeno una grande azienda per provincia che è in grande difficoltà. La Gkn a Firenze, alla ribalta delle cronache da tempo, su tutte ma scendendo in provincia di Grosseto c’è una realtà importante come la Venator, azienda chimica in cui lavorano centinaia di lavoratori e con un grande indotto, che manifesta una crisi che non trova risposta. Poi c’è la Fimer a Terranuova Bracciolini in provincia di Arezzo e anche lì da un anno discutiamo su come poter risollevare una azienda che realizza inverter, quindi un prodotto che, con la transizione ecologica e il 110 per cento, dovrebbe andare bene. Senza contare il discorso storico delle acciaierie di Piombino o della Sanac a Massa».

Poi l’impatto dell’alluvione di novembre.

«Ha avuto effetti drammatici con aziende che ancora non sono ripartite. Nel mondo moderno quando un’azienda esce dalle competizioni non c’è soltanto la perdita del fatturato in quel momento, ma il rischio è di uscire proprio dal giro. Va poi detto che, ad oggi, nessun aiuto è arrivato dal governo, nonostante le promesse. Fino ad ora gli unici stanziamenti sono stati quelli della Regione e le sottoscrizioni volontarie dei lavoratori nei posti di lavoro proposte anche da Cgil, Cisl, Uil».

Invece i settori che hanno avuto un 2023 positivo quali sono stati?

«Ovviamente ci sono state situazioni più favorevoli come meccanica e farmaceutica. La moda rallenta, ma vola nel settore più alto del lusso, di nicchia. Poi il distretto della cantieristica a Viareggio e in tutta la costa Toscana dove gli incrementi sono, addirittura, a doppia cifra. Lì il problema è un altro: cioè che, a fronte di guadagni esorbitanti, con incrementi delle vendite di oltre il 20%, purtroppo quello che fa difetto è la condizione dei lavoratori e del lavoro e c’è uno sfruttamento che grida vendetta. Fra gli altri settori che hanno tenuto bene, quello alimentare con aziende come la Sammontana che hanno registrato un 2023 positivo e sono riuscite a ripartire bene dopo il Covid, la gomma plastica nell’Empolese Valdelsa e la digitalizzazione. La cosa singolare è che da noi, ultimamente, le casistiche di crisi in molti casi sono segnate dalla presenza di multinazionali mentre le aziende che stanno andando bene sono legate a storia e tradizioni toscane: il marmo, ad esempio, il cartario a Lucca, il florovivaismo a Pistoia, pur con i problemi causati dalla recente alluvione».

Quali richieste al governo?

«Personalmente sono molto preoccupato, al momento, del fatto che non ci sono aiuti per le aziende alluvionate e la prima richiesta è quella di agire in fretta. Per agevolare la tenuta e la ripresa degli insediamenti produttivi del territorio invece ci vorrebbe un maggior ruolo del pubblico, una compartecipazione e delle politiche industriali che favoriscano la resistenza di queste aziende. Purtroppo la prassi consolidata nel nostro Paese è quella di dare aiuti a pioggia e questo non premia neppure gli imprenditori coraggiosi e non aiuta nessuno. Ci vorrebbero delle scelte coraggiose e incisive sulle politiche industriali e non mi sembra che nell’ultima Finanziaria ci sia tutto ciò».