«Spazi di crescita sull’innovazione. Attireremo qui nuovi investitori»

«Milano ha un potenziale di sviluppo ancora inespresso nel campo dell’innovazione: il nostro obiettivo per il 2024 è convogliare sul nostro territorio fondi d’investimento su questo ambito, perché più startup e piccole imprese nascono più si crea occupazione, soprattutto giovanile». Una strada tracciata dall’assessora allo Sviluppo economico e alle Politiche per il lavoro del Comune di Milano, Alessia Cappello.
Dalla pandemia alla ripresa, qual è lo stato di salute dell’economia milanese?
«La città sta rispondendo bene alle sollecitazioni, in un quadro internazionale non semplice. Stiamo correndo e crescendo. Ad esempio l’anno scorso il turismo ha registrato numeri record, sopra i livelli pre-Covid. La moda, il design e gli eventi restano grandi catalizzatori internazionali. Sull’innovazione si può fare di più, cercando di convogliare fondi d’investimento per lo sviluppo di startup».
Come?
«Per un anno abbiamo condotto incontri con fondi che hanno dimostrato grande interesse per la nostra città e per le piccole imprese innovative. Oltre il 20% delle startup italiane ha sede a Milano e il Comune può fare da tramite fra questi mondi, coinvolgendo le università, con l’obiettivo di rendere Milano un punto di riferimento internazionale non solo per la finanza. Dal 28 al 30 ottobre ospiteremo a Palazzo Mezzanotte l’edizione del prossimo “0100 Conference Mediterranean“, l’evento leader in Europa dedicato al venture capital e al private equity».
Il Comune ha avviato il Patto per il Lavoro con sindacati, imprese, università e altre realtà. Quali sono le prossime iniziative?
«Lanciamo il progetto Osservalavoro Milano, un’iniziativa di job shadowing che permette ai giovani di affiancare come osservatori professionisti affermati in determinati ambiti, con la possibilità di fare un’esperienza sul campo. Finora il bando ha raccolto circa 200 manifestazioni di interesse da parte di giovani fra 18 e 25 anni. C’è stata una grande richiesta rivolta al mondo delle professioni legali, ma anche da parte di aspiranti architetti e designer. Mi ha colpito l’interesse, da parte di chi desidera svolgere un’esperienza da osservatore in azienda, per l’area delle risorse umane. Questo progetto può aiutare a colmare il famoso gap fra domanda e offerta di lavoro aiutando i giovani a sviluppare sogni e ambizioni, a orientarsi con un’esperienza al fianco di chi sta già svolgendo una professione ad alti livelli».
Il problema della casa e del carovita continua a colpire i lavoratori. Che cosa può fare il Comune per i dipendenti pubblici?
«Con l’assessore Maran abbiamo lanciato il progetto “case ai lavoratori“ che permette di assegnare una quota degli edifici pubblici sfitti in cambio dell’impegno a sostenere lavori di riqualificazione. Lo vogliamo estendere anche ai dipendenti comunali, o di società come Atm. Partiamo con numeri bassi, con l’obiettivo di aumentarli. La vera sfida, però, è quella di far crescere gli stipendi. Anci mi ha nominata da poco presidente della sezionale nazionale del comitato che si occuperà delle linee di indirizzo per riscrivere il contratto dei dipendenti pubblici comunali in Italia. L’idea è quella di rivedere al rialzo i salari e lavorare anche sul pacchetto welfare con deroghe che permettano, in Comuni con una solidità finanziaria come Milano, di sforare quel tetto del fondo salario accessorio che ci vincola sulle spese. In questo modo potremmo agire con meno vincoli sula gamba del welfare, offrendo ai dipendenti qualcosa di più per riuscire a far fronte al costo della vita».
Gli ultimi dati della Città metropolitana hanno evidenziato il problema dei contratti pirata, che si lega a quello degli appalti al ribasso anche nel pubblico.
«Un ordine del giorno del consigliere comunale Nahum chiede a Palazzo Marino di rivedere i criteri, dando maggiore rilevanza nei punteggi alla parte tecnica e meno alla proposta economica, che poi è quella alla base del dumping salariale. Questa è la strada da seguire. Con il nuovo codice degli appalti, inoltre, il Comune ha anche la possibilità di esplicitare nei bandi il contratto di lavoro, chiedendo quindi che vengano applicati i contratti collettivi nazionali siglati dai sindacati maggiormente rappresentativi: Cgil, Cisl e Uil».
Qual è la sua posizione, da pubblico amministratore, sul tema dell’autonomia regionale?
«Per me ambiti come la sanità devono essere gestiti a livello nazionale: ad esempio, da neomamma, penso che gli screening neonatali si debbano fare in tutte le regioni nello stesso modo, senza differenze. Un altro discorso, invece, è il potenziamento della Città metropolitana, che ora si trova in una situazione ibrida. Su questo punto abbiamo lanciato anche una piattaforma di proposte al Governo, con Assolombarda e i sindacati».
Nei mesi scorsi avete annunciato il progetto del Palazzetto per il lavoro a Milano. Quando potrebbe essere aperto?
«Prima verranno realizzati i quattro sportelli del centro per l’impiego decentrati, nei quartieri, che richiedono un investimento minore. Da questa settimana è aperto il primo, in via Paravia. Per il Palazzetto del lavoro in piazzale Cantore i tempi sono più lunghi, ma non potremo andare oltre il 2025 perché i finanziamenti sono vincolati. Sarà uno spazio sul modello tedesco, teorizzato dal professor Ichino, in una zona di grande passaggio, dove promuovere attività di orientamento e formazione. Vicino c’è anche lo spazio Informagiovani, che consentirà di creare un polo per il lavoro in zona Darsena, un’area molto frequentata dai giovani».