Puntiamo di più su intelligenza artificiale e scienze della vita

«Siamo bravissimi nella ricerca e nelle pubblicazioni scientifiche, si sta investendo molto sul trasferimento tecnologico e nella ricerca applicata. Ma possiamo fare ancora di più e meglio, specie in settori strategici: scienze della vita e intelligenza artificiale su tutti».
A inquadrare le sfide è Salvatore Torrisi, prorettore alla Valorizzazione della ricerca dell’Università di Milano-Bicocca e docente di Strategic Management nel dipartimento di Economia.
Professore, quale ruolo possono avere oggi gli atenei per la ripresa economica del Paese?
«L’università può avere un impatto nel mondo economico attraverso tre canali: formazione, ricerca e terza missione. Partiamo dalla formazione del capitale umano, compito che più le compete. In questi anni è cambiato l’approccio alla formazione, che è più sensibile alle richieste del mercato del lavoro. Lo si vede per esempio nella riforma dei dottorati industriali: in questo ambito è necessario che gli atenei istituiscano nuovi programmi di dottorato, non si lavora più con quelli già esistenti. E devono contribuire in modo concreto tutte le parti coinvolte: università ma anche imprese».
Per colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro e tenersi al passo in un mercato che cambia in fretta?
«Sì. Strutturare nuovi programmi permette di rispondere meglio alle esigenze della ricerca industriale e della società che emergono man mano e, al tempo stesso, consente di avere una strategia condivisa. Non solo le imprese investono di più in università, ma i loro rappresentanti partecipano al collegio docenti, ’mettono la testa’ maggiormente in ateneo: si definiscono insieme le linee di ricerca per avere più impatto, si lavora insieme».
Secondo tema: brevetti.
«Si sta lavorando per aumentarli. Teniamo conto che la Lombardia è la regione che detiene il maggior numero di brevetti depositati e di startup innovative, ha poli universitari d’eccellenza che producono output scientifici importanti ed è uno dei motori d’Europa, insieme a Baden-Württemberg, Catalogna e Rodano-Alpi, ma possiamo e dobbiamo crescere ancora per numero di brevetti e loro sfruttamento. I margini di manovra ci sono, anche a livello nazionale. C’è una piattaforma, Knowledge- share, dedicata a questo, alla valorizzazione della ricerca pubblica nazionale. Uno strumento che mostra le risorse a disposizione con l’obiettivo di mettere in contatto i team di ricerca con aziende e investitori. Poi ci sono i bandi Proof of Concept (PoC), promossi dal Ministero dello sviluppo economico (ora Ministero delle Imprese e del Made in Italy) – Direzione Generale per la tutela della proprietà industriale – Ufficio italiano brevetti e marchi».
Qual è l’obiettivo?
«Sostenere le ricerche che hanno un certo grado di maturità tecnologica ossia una “prontezza“ tale da rendere l’idea davvero applicabile, diventando oggetto di azioni di sviluppo anche, e soprattutto, da parte del sistema imprenditoriale. Si lavora anche con la Cassa Depositi Prestiti e fondi di venture capital per il supporto di start up innovative. Il Fondo nazionale Innovazione supporta le Pmi e startup innovative, comprese quelle della ricerca pubblica. Cdp supporta anche l’università e gli enti di ricerca per un trasferimento tecnologico più avanzato ed efficiente. E sta funzionando».
Com’è la situazione a livello regionale?
«Regione Lombardia, con gli assessorati alla Ricerca e allo Sviluppo economico, è molto attenta alla ricerca applicata e al trasferimento tecnologico. Come nel caso del bando Call Hub Ricerca e Innovazione in uscita. Sono stati previsti 72 milioni per la valorizzazione della ricerca e il sostegno di start up innovative e spin-off della ricerca. ’Start Cup’ Lombardia fa parte di questi interventi e prevede premi per fare scouting e mettere a terra idee imprenditoriali che nascono dalla ricerca. La Regione cerca poi di aggregare finanza dedicata, mettendo in contatto e stimolando a lavorare insieme pubblico e privato».
Quali sono i settori su cui investire di più oggi, sempre in termini di ricerca?
«Sicuramente penso a tutto il settore delle scienze della vita, che ha avuto grande impulso anche con la pandemia, sia a livello europeo che nazionale, perché il Covid ha mostrato che era necessario investire maggiormente nella ricerca e in capitale umano. Un altro aspetto è senz’altro legato a tutto il mondo dell’intelligenza artificiale. Come Paese, e anche a livello regionale, dobbiamo investire pesantemente per crescere dal punto di vista dei brevetti depositati e sviluppare attività connesse a questo tema».
Altri ambiti che secondo lei saranno da potenziare e innovare?
«Un altro settore cruciale sul quale anche come università di Milano-Bicocca abbiamo già puntato molto e continuiamo a puntare è quello della scienza dei materiali e delle nanotecnologie, che hanno un buon potenziale. Penso infine alla microelettronica, di cui si occupa anche l’ecosistema dell’innovazione Musa, che sta per Multilayered Urban Sustainability Action, e che vede alla regia quattro grandi atenei milanesi insieme: Bicocca, Statale, Politecnico e Bocconi. Qui trovano terreno fertile diverse realtà e si lavora su diversi campi: dai temi dell’energia e della sostenibilità allo Spazio».