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Sanità, salari e sicurezza. «Sfide impegnative. Ma il 2024 sia davvero l’anno della svolta»

Angelo Manzotti, segretario della Cisl Umbria: «I nostri territori invecchiano e ci impegneremo affinché il nuovo piano sanitario soddisfi tutte le esigenze»
di Sara Minciaroni

IN UN’UMBRIA che invecchia i temi centrali sul tavolo del sindacato sono tre: salari, sanità e sicurezza. Il segretario generale Cisl Umbria Angelo Manzotti traccia la mappa delle sfide future per la tutela dei lavoratori e dei cittadini di questa regione.

Il tema della sanità è sempre più sentito in Umbria, anche a fronte dell’invecchiamento della popolazione…

«La nostra regione sotto il profilo socio-sanitario sta attraversando un periodo di grossa difficoltà: non riesce a dare risposte alle domande sempre crescenti che vengono mosse dalla popolazione umbra. Una delle cause è la questione demografica e quindi dell’aumento degli ultra 65enni, oltre al fatto che stanno aumentando anche le persone con malattie croniche. Soggetti, questi, che necessitano sempre di più di risposte sanitarie e continuative. Questioni che si appesantiscono con la carenza del personale e la scelta di alcuni professionisti che preferiscono accettare carriere fuori regione, inasprendo così il dato della sanità passiva. Finalmente siamo riusciti ad aprire con la Regione una fase di confronto per affrontare queste e altre criticità. Il nostro obiettivo è che il nuovo piano sanitario regionale possa soddisfare le esigenze dei cittadini in un’ottica di territorialità e abbattere le liste d’attesa».

I lavoratori umbri sono meno pagati che in altre regioni?

«La nostra regione presenta salari più bassi rispetto alla media delle retribuzioni dei lavoratori del Centro – Nord, facendo registrare un segno negativo per circa 4mila euro. Per accorciare questo divario dobbiamo realizzare azioni che possano estendere la contrattazione di secondo livello, sia essa territoriale che aziendale. È qualcosa di non più rimandabile: questo perché sta partendo la nuova programmazione comunitaria. Altra questione che rimane aperta in Umbria è quella della produttività. Si tratta di un problema atavico. Abbiamo troppo lavoro precario e in somministrazione a fronte di quello a tempo indeterminato. In questo contesto a essere penalizzati sono soprattutto i giovani e le donne».

Che fare? 

«Con le istituzioni e le associazioni dobbiamo individuare un modo per riuscire a valorizzare sia i giovani che le donne, utilizzando e ampliando i provvedimenti del Governo previsti dalla manovra economica».

L’Umbria ha un primato negativo, quello delle morti sul lavoro…

«La sicurezza è uno degli obiettivi prioritari del sindacato. Siamo consapevoli che il 2023 è stato per l’Umbria un anno difficile in quanto la nostra regione, più delle altre, ha registrato in termini relativi un numero maggiore di morti sul lavoro. Il mese di gennaio ha già fatto registrare due morti sul lavoro e incidenti gravi. Chiediamo all’assessore alla sanità di aprire un tavolo dedicato alla salute e sicurezza nei luoghi di lavori. In questa partita giocano un ruolo importante gli Enti bilaterali e vanno valorizzati gli Rls e Rlst. Ci vuole formazione e informazione: se da una parte i percorsi formativi devono divenire più pratici, dall’altra è arrivato il momento che ci si rivolga anche ai datori di lavori e non solo ai lavoratori. Tutto questo in un sistema partecipato e di ’patente a punti’, che deve avere ricadute anche nell’assegnazione di appalti e lavori pubblici».