«Convivere con l’incertezza. È il peggiore dei nemici»

Un anno sopra le aspettative, come il 2022, ha lasciato spazio ad un 2023 che parte con tante incertezza e dubbi. E se per tanti i risultati dei 12 mesi precedenti hanno raggiunto o addirittura superato quelli del 2019, i punti di domanda sul futuro lasciano perplessità.
Luca Giusti, presidente Confartigianato Toscana, come giudica nel complesso i risultati del 2022?
«Per quanto riguarda l’anno appena concluso, mi sento di dire che quasi per tutti è andato meglio di quanto si poteva immaginare dal punto di vista di risultati per le imprese. Naturalmente è una situazione molto sfaccettata e non complessiva, ci sono realtà che sono andate discretamente bene, altre che hanno retto agli urti e altre ancora che hanno vissuto momento di difficoltà. Quindi, non diamo troppa enfasi, ma possiamo dire che la situazione è stata positiva. Abbiamo visto i dati dell’Irpef per la Toscana, ci sono state situazione delicate, ma per alcune cose siamo tornati a livelli pre pandemia. Su scala nazionale sappiamo che l’Italia è stata una locomotiva per tutta l’Europa, e in qualche modo questo dimostra il buon lavoro delle imprese, soprattutto quelle toscane. Poteva essere ancora molto meglio senza la crisi energetica, ma abbiamo riscontrato dinamismo e inversione di tendenza nei bilanci delle aziende. Dovendo fare un bilancio per il 2022, possiamo dire ragionevolmente che non è andato malissimo, ma certamente poteva andare meglio. Contesto più positivo di quello che ci si immaginava, anche se non per tutti soddisfacente, ci sono aziende che hanno superato i livelli di produzione del 2019, trasversalmente in tutti i settori».
Quali sono le maggiori difficoltà incontrate?
«Sicuramente ci sono stati una serie di fattori contingenti, dovuti soprattutto al contesto generale, che hanno reso qualche prospettiva più complicata. Si parla di una cosa un po’ a macchia di leopardo, che ha toccato più aziende e settori. Ci sono state difficoltà e titubanza da parte delle aziende. L’incertezza è dovuta alla guerra e alla crisi energetica, oltre ai grandi investimenti fatti nel 2022. Visti che sono stati fatti grazie ad una serie di incentivi e aiuti (come il 110%), sono stati attivati tutta una serie di imprese e attività, ma anche criticità di importazioni e materie prime».
Cosa si aspetta dal 2023?
«Queste incertezze andranno avanti, e diciamo che è questo il sentimento che accompagna l’inizio di quest’anno. La situazione di guerra e le difficoltà dei mercati internazionali, hanno aumentato questa situazione. Certamente nel contesto imprenditoriale l’incertezza è il peggior nemico. Lo dicevamo anche per il 2022, che iniziava più o meno nello stesso modo, ed è andato bene. Speriamo che anche il 2023 possa confermarsi come l’anno passato. Sarebbe necessario avere un contesto in cui operare il più chiaro possibile, con delle prospettive e degli interventi chiari da parte delle istituzioni. Serve capire come il governo intende operare per contrastare questa incertezza. Non dipende da azienda o prodotti, ma da costi extra che sono ingestibili da parte delle aziende».