«Ci aspetta un anno delicato. C’è molta incertezza»

Roberto Cardinali, presidente di Confindustria Marche, cosa emerge tracciando un bilancio del settore in questo momento?
«Nei primi nove mesi del 2023 l’attività produttiva industriale marchigiana è scesa del 3% rispetto all’anno precedente. In flessione anche l’attività commerciale (-4,5%): le vendite sul mercato interno registrano una contrazione del 5,4%, quelle sull’estero del 3,5%. Le stime più recenti della Banca d’Italia indicano una crescita del PIL nazionale dello 0,7% nel 2023 e dello 0,6% per il 2024. L’inflazione è rientrata, ma i tassi sono ancora alti e l’economia è debole. Ancora in difficoltà sia i servizi, sia l’industria, che vede qualche luce. Il credito caro frena gli investimenti, mentre il mercato del lavoro non spinge i consumi. Anche nelle Marche si prevedono valori di crescita bassi».
Roberto Cardinali, presidente di Confindustria Marche, traccia un quadro attuale del settore e delle prossime sfide a cui sarà chiamata a prendere parte la regione. L’anno appena iniziato porta con sé luci e ombre su cui gli industriali chiedono attenzione.
Il 2024, quindi, inizia con queste prospettive.
«Sarà un anno delicato, con un mercato globale, e in particolare europeo, in rallentamento, mercato interno e consumi sostanzialmente fermi, tassi di interesse elevati, calo della domanda di credito e investimenti».
Cosa incide maggiormente?
«Sicuramente l’incertezza generata da guerra e tensioni internazionali rende più difficile il lavoro delle imprese per crescere».
Quali sono i nodi principali e da cosa ripartono le Marche?
«Le Marche restano tra le regioni a più alta intensità manifatturiera, si riparte da qui. Malgrado le difficoltà, resiste un sistema vitale, con alcune aziende leader in Italia e all’estero. Le nostre imprese affrontano sfide sempre più impegnative, dimostrando resilienza e vivacità. Occorre adattarsi ad un quadro incerto e fluttuante: sicuramente le realtà già impegnate in percorsi di innovazione e ricerca, digitalizzazione, sostenibilità, sviluppo delle competenze e valorizzazione risorse umane, nonché nella internazionalizzazione, avranno ancora prospettive di crescita».
Quali richieste avanzate alla politica e al governo?
«Siamo ancora il secondo Paese più manifatturiero in Europa. Servono politiche industriali, a tutti i livelli, che stimolino gli investimenti su innovazione e ricerca, digitalizzazione, sostenibilità, internazionalizzazione, competenze».
Da cosa passa tutto questo?
«La revisione del Pnrr, ad esempio con il ‘Piano Industria 5.0’, i bandi del Next Appennino per le zone del sisma, i bandi regionali della programmazione comunitaria 21-27, possono dare una spinta. La domanda delle imprese sui bandi del Pnrr Sisma e sui bandi regionali emanati nel 2023 è stata molto alta».
Ci dica di più.
«Il bando ricerca e sviluppo ha avuto 110 milioni di euro di progetti, rispetto a una dotazione di 45. Sarebbe necessario coprire tale progettualità con risorse adeguate».
Poi?
«Fondamentale, poi, il potenziamento delle infrastrutture: viarie, ferroviarie, telematiche, nonché la piastra logistica regionale, per collegare le Marche al resto del mondo. Servono terza corsia ed alta velocità ferroviaria, oltre ad altre primarie infrastrutture attese da anni».
Insistete su questi aspetti?
«È una sfida condivisa da associazioni di categoria e istituzioni, in particolare Regione e Camera di Commercio. Altro nodo chiave è accelerare la ricostruzione post sisma e la riattivazione economica dei territori».
Che altro?
«Un’altra emergenza riguarda la gestione preventiva del territorio. Confindustria Marche ha avanzato a Protezione Civile e Regione due progetti sperimentali di collaborazione pubblico-privata nella logica della prevenzione».
Quali altre sfide attendono la nostra regione nel prossimo futuro?
«Un sistema industriale e dei servizi dinamico, innovativo, internazionalizzato è un obiettivo per una crescita economica e sociale duratura».
Qual è la strada da percorrere, secondo la sua visione?
«Il Pnrr deve esplicare tutte le sue potenzialità. Le risorse dei fondi strutturali per le Marche rappresentano uno stimolo alla crescita per tornare tra le regioni più dinamiche del Paese. Una sfida che non ci possiamo permettere di perdere, per il futuro delle nostre comunità e delle imprese».