Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia

Boom edilizia e trasporti in risalita, ma non si trovano addetti né materiali. E il caro bolletta resta un incubo

Una «seconda pandemia di natura economica» secondo le parole di Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia, si sta abbattendo sul tessuto delle micro e piccole imprese dell’artigianato, mettendo a rischio la tenuta di un comparto che rappresenta una quota vitale del tessuto economico: secondo i dati Unioncamere-Movimprese aggiornati al terzo trimestre 2021 sono 242.850 le imprese artigiane della nostra regione – il 25% del numero complessivo di imprese – operative in molteplici settori, come edilizia, installazione di impianti, servizi alla persona, autotrasporto, pulizie, fabbricazione dei prodotti in metallo, cura del verde, riparazione di auto e computer. La quasi totalità (99,9%) delle imprese artigiane ha meno di 50 addetti.

In quale scenario si colloca l’artigianato lombardo?
«Viviamo una situazione paradossale. C’è stato un consistente aumento delle commesse a partire dal secondo semestre del 2021, il mercato è entrato in fase di ripresa. Secondo i dati del nostro osservatorio Mpi che monitora l’andamento delle micro e piccole imprese e delle aziende artigiane lombarde, c’è stata una rigenerazione del tessuto imprenditoriale in alcuni ambiti, con le iscrizioni di nuove società di costruzioni che nei primi undici mesi del 2021 sono aumentate di oltre il 15% e quelle dei servizi dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma l’inizio del 2022 è stato drammatico: anche il settore dell’artigianato, come la grande industria, è stato travolto dalla fiammata dei prezzi per energia e materie prime. Una batosta che non ci voleva: c’è il rischio che alcune attività sopravvissute alle fasi precedenti della pandemia, al lockdown e alle restrizioni pesanti, non possano più andare avanti».

Quali sono le vostre richieste al Governo?
«Lo Stato può sterilizzare gli aumenti delle bollette riducendo le accise. Ma queste misure tampone non bastano: tocca alla politica fornire piani strategici e di lungo corso. Al Governo chiediamo la proroga delle moratorie per i finanziamenti, perché l’emergenza non è finita. Più difficile un intervento pubblico per le quotazioni delle materie prime che dipendono dal mercato internazionale».

Ci sono settori dell’artigianato che soffrono di più?
«Una premessa: le agevolazioni fiscali sono state un’opportunità, in particolare il superbonus al 110% è stato un incentivo alla crescita ma le imprese artigiane dell’edilizia – che in Lombardia sono 82mila, oltre l’80% del numero totale di attività del settore – oggi soffrono per i rincari o la difficoltà a reperire i materiali. Mancano persino i ponteggi. Ci sono aziende che spingono i loro operai a finire prima i lavori perché i ponteggi devono essere smontati e rimontati altrove per far partire un nuovo cantiere. Questa fretta è deleteria, anche per la sicurezza dei lavoratori. La difficoltà a reperire la forza lavoro è un’altra criticità, a fronte della crescita del 9% in questo primo trimestre delle previsioni di assunzione nelle costruzioni. Lo stesso nei trasporti terrestri che in Lombardia conta 15mila imprese artigiane: gli autisti non si trovano ma la difficoltà è acuita dalla concorrenza sleale degli autotrasportatori dell’Est che scoraggia i giovani. Le difficoltà di reperimento è un tema annoso che riguarda tutto l’artigianato: secondo il nostro osservatorio, la quota di entrate ritenute difficili da reperire dalle imprese artigiane si attesta in questo momento al 37,9%, sopra di 6,9 punti alla quota del 31% del gennaio di due anni fa».

Quali sono le prospettive per il 2022?
«Speriamo di tornare alla normalità in 2-3 mesi: le vaccinazioni sono a buon punto e la variante Omicron sembra meno grave della Delta. Per agevolare il processo di uscita dal tunnel però dobbiamo evitare la confusione comunicativa a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi dove sembra che vinca chi la spara più grossa, magari per un proprio tornaconto. Le imprese chiedono al governo, ai partiti politici e anche gli scienziati un po’ più di serietà».