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«Siamo costruttori di opportunità, il numero di nuove aziende cresce. Agricoltura e pesca frontiere di successo, ma reperire le materie prime è difficile»

Matteo Bartolini è il presidente di Cia Umbria: «Il cambiamento climatico è un problema enorme. Abbiamo lanciato l’allarme della carenza dei pascoli invernali»
di Michele Nucci

Come Cia–Agricoltori Italiani il nostro compito è stato, e continua ad essere, quello di monitorare quanto accade nel comparto agroalimentare per supportarlo nell’affrontare il difficile momento storico segnato dalla pandemia mondiale. Con la nuova programmazione europea intendiamo assumere il ruolo di coach, di costruttori di opportunità e sostenitori dei processi di trasformazione dell’agricoltura umbra».

Matteo Bartolini, presidente di Cia Umbria, è pronto alla sfida del 2022. Ma prima traccia un bilancio dell’anno appena terminato. «La variazione percentuale fra primo trimestre 2021–2020 degli addetti nelle imprese agricole e attività connesse – spiega –, segna un pesante –7,8% nella nostra regione (–11,3% in Italia); ma dobbiamo altresì evidenziare la crescita del numero di nuove aziende dell’agricoltura, silvicoltura e pesca registrate nell’arco dei primi due trimestri 2021 (16.587 nel primo, 16.672 nel secondo) e il calo nel terzo trimestre (16.653). Numeri che, comunque, superano quelli del terzo trimestre del 2019. La vera boccata d’ossigeno per gli agriturismo – continua Bartolini – è arrivata solo con il turismo estivo, salvo poi ricadere nell’incertezza totale registrando, nel periodo natalizio e per l’Epifania 2022. Ma non c’è solo la pandemia a far tremare le nostre aziende oggi. Oltre i due terzi delle imprese hanno avuto problemi di reperimento di materie prime e beni intermedi, quali fertilizzanti e gasolio. Poi c’è l’enorme problema del cambiamento climatico: abbiamo già lanciato l’allarme della carenza dei pascoli invernali e, non da ultimo, i danni provocati da una fauna selvatica ormai fuori controllo. Noi – aggiunge – abbiamo già avviato i contatti con i trasformatori e con alcuni panificatori per avviare un progetto regionale che punti a valorizzare le nostre materie prime, la loro trasformazione e lavorazione sul territorio per incentivare lo sviluppo del turismo enogastronomico e far crescere l’economia dell’Umbria. Le previsioni per il futuro prossimo sono molto variabili, e dipendono da due cose – sottolinea Bartolini –: dall’evoluzione della pandemia, e da come utilizzeremo le risorse a disposizione con il Pnrr. La lentezza, il rinvio o l’accelerazione nei progetti connessi a tali fondi influiranno sulla capacità di investimento e sviluppo dell’intero sistema economico regionale, non solo agroalimentare, oltre che sulla fiducia degli investitori e dei consumatori che orienteranno, in base a questo, i loro comportamenti. Progetti – conclude il presidente Cia – che dovranno avere la capacità di eliminare, o quantomeno, appianare le diseguaglianze che la pandemia ha accentuato: penso soprattutto alle aree interne e rurali che hanno sofferto moltissimo l’isolamento e il gap digitale durante la pandemia».