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Il grido d’allarme degli agricoltori: «Le gelate ci hanno messo in ginocchio. L’ortofrutta ha sofferto i danni maggiori»

Il presidente Marco Neri analizza la situazione. Il settore dei cereali ha retto meglio la pressione con una diversificazione dei prodotti. Il biologico si sta dimostrando una carta vincente per superare la crisi e guardare al futuro
di Lisa Ciardi

Il 2021 è stato un anno altalenante, con un forte aumento dei costi di produzione, ma i nostri prodotti hanno ancora grande appeal». A fare il punto della situazione, fra bilanci e prospettive, è il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri.
«Le calamità naturali, come le gelate, hanno messo in ginocchio ad esempio il settore ortofrutticolo, che ha avuto notevoli problemi – spiega –.  Lo stesso si può dire del tabacco, messo a dura prova. Naturalmente la pandemia ha creato poca omogeneità nel mercato, soprattutto per prodotti come il vino. La produzione dell’olio è stata poi ai minimi storici, con una quantità ridotta rispetto agli anni passati: questo ha portato alla creazione di canali alternativi, non toscani. E una volta che si aprono poi difficilmente si chiudono: questo non è certo un vantaggio per l’economia toscana. Tuttavia ci sono opportunità di ripresa».

E nelle difficoltà, come nella capacità di reazione, ci sono state differenze evidenti anche in base ai vari settori.

«A reggere retto meglio alla crisi è stato quello dei cereali – spiega Neri –. L’inserimento di tanti tipi di cereali di alta qualità, la scoperta di grani antichi e la valorizzazione di questi col biologico hanno portato a un considerevole aumento dei prezzi di vendita, in certi casi un raddoppio. Una tendenza che sembra continuare anche in questo avvio di 2022, speriamo che sia così. È un fattore molto positivo, tanto che in molti si sono interessati al settore. L’unica nota negativa è che l’aumento si è verificato a fine stagione, quando ormai in tanti avevano già venduto a importi più ridotti: se il trend sarà comunque confermato nei prossimi mesi il settore potrà fare il salto di qualità. Fra i punti di forza, il fatto che i nostri prodotti abbiano ancora un appeal molto forte ed è su questo che dobbiamo fare leva per il futuro: tutti ci riconoscono, sta a noi sfruttare al meglio la tradizione. La difficoltà principale invece – prosegue – è legata all’aumento dei costi di produzione, in particolare dopo l’estate. A volte, come nei concimi, i costi sono raddoppiati. Il gasolio ha fatto segnare un +20–30%, anche l’energia è rincarata».

Si tratta ora di guardare al nuovo anno, sperando che possa segnare un miglioramento rispetto al 2021. «Speriamo nella fine della pandemia e dunque nel ritorno alla normalità. Il 2022 poi dovrà portarci buone notizie sulla peste suina: economicamente sta facendo qualche danno, spero che possa essere debellata. C’è poi un aspetto fondamentale e riguarda i fondi del Pnrr: l’augurio è che si utilizzino al meglio queste risorse economiche. A livello politico serve più programmazione».
Infine i consigli alle aziende del comparto agricolo per affrontare i prossimi mesi. «Tutti i programmi di finanziamento – conclude Neri – non sono più caratterizzati dall’individualizzazione dell’azienda agricola, ma riguardano filiere orizzontali o verticali, comunque gruppi di aziende. L’invito è a un confronto continuo, perché così possiamo ottenere risultati. Questo riguarda anche le associazioni sindacali e il mondo politico, tutti devono essere coinvolti».