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«Dalla guerra al caro energia, l’Europa cambi politica agricola»

Marcello Bonvicini, presidente regionale di Confagricoltura: «La produzione rischia di crollare, Bruxelles riveda il piano»
di Francesco Moroni

Costi di produzione da record, inflazione alle stelle e rialzo dei tassi di interesse della Bce: tutti fattori che si calano in un contesto climatico sempre più imprevedibile, nel quale detta legge la disponibilità d’acqua. «Bisogna cambiare registro, partendo da Bruxelles – dice il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Marcello Bonvicini –. È lì che si decide il nostro futuro».

Presidente Bonvicini, l’agricoltura soffre. Come può intervenire l’Europa?

«Modificando subito la politica agricola comunitaria (Pac), che è stata pianificata prima dello scoppio della pandemia e del conflitto russo-ucraino, quando non esisteva il caro energia e neanche la corsa dell’inflazione. Ora questa roadmap non è in grado di garantire la sicurezza alimentare e nemmeno la tenuta del sistema. Anzi, c’è il serio pericolo di dover registrare un ulteriore calo dei raccolti».

Ci sono rischi concreti?

«Con la strategia Farm to Fork voluta da Bruxelles si ridurrebbe in maniera significativa la produzione agricola, all’incirca del 15%, senza peraltro ottenere i benefici sperati in termini di emissioni di gas serra. Lo dicono i risultati di importanti studi e ricerche (report Usda, Coceral, Jrc), che prevedono inoltre prezzi in forte aumento, aprendo così lo scenario peggiore».

Qual è la situazione del settore agricolo nel Paese e nello specifico in Emilia-Romagna?

«C’è preoccupazione per la situazione tesa dei mercati dell’energia e delle materie prime: la fiammata del carburante, i costi di concimi e mangimi che hanno raggiunto nuovi massimi storici, il boom del prezzo del vetro per le bottiglie di vino. Paghiamo cara l’elevata dipendenza dalle importazioni di gas, fertilizzanti e alimenti per il bestiame. Sotto gli effetti della siccità e del grande caldo, nel 2022 sono andate in tilt colture strategiche destinate all’alimentazione animale. In Emilia-Romagna la produzione di mais per le filiere zootecniche, ad esempio, è crollata del 20% e le previsioni di semina per il 2023 sono disastrose».

Il controllo della fauna selvatica è tra le criticità maggiormente evidenziate dagli agricoltori. Che cosa chiedete?

«Di rispettare gli obiettivi dei piani di abbattimento approvati dalla Regione e di rafforzare le misure di autodifesa dell’agricoltore. Confagricoltura Emilia-Romagna ha stimato in regione quasi tre milioni annui di danni alle colture provocati da specie cacciabili e non. A questi bisogna però aggiungere i danni provocati dalle nutrie e dagli animali fossori, che non rientrano nella categoria fauna selvatica. Un problema che riguarda tutta la collettività, non solo chi coltiva».

Quali sono i propositi e gli obiettivi di Confagricoltura per il 2023?

«Confagricoltura punta a costruire un nuovo modello agricolo per difendere produzioni, reddito e posti di lavoro. Sarà la digitalizzazione ad aumentare il valore dell’azienda agricola. Alle istituzioni chiediamo di continuare a sostenere le imprese nel percorso di modernizzazione dei processi produttivi, negli impegni di spesa necessari a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e l’impatto sull’ambiente, grazie all’uso di tecnologie all’avanguardia. È fondamentale definire presto con la Regione le modalità di attuazione del nuovo piano di sviluppo rurale, come utilizzare al meglio le risorse disponibili e come snellire la burocrazia».

Da sempre Confagricoltura sostiene lo sviluppo di energie da fonti rinnovabili: il biogas, il biometano e il fotovoltaico. A che punto siamo?

«La transizione energetica deve diventare un’opportunità per gli agricoltori, non un ostacolo. È necessario velocizzare gli iter autorizzativi per la realizzazione di nuovi impianti, aggregare imprese e cooperative per produrre energia pulita e ridurre le importazioni di gas, in nome della sostenibilità, che è la carta vincente»