CONDIVIDI SU:

Intelligenza artificiale conflitti e consumi. Un anno decisivo

di Fabrizio Lucidi

LE PREVISIONI annunciano bufera. E ciascun imprenditore serio, in piedi sulla tolda di comando della sua nave, grande o piccola che sia, si attrezza per superare la tempesta in mare. Perché il Dna dell’imprenditore che si rispetti è stato ed è questo: occhi fissi all’orizzonte, testa alta e mani al timone. D’altronde, le acque sono perennemente agitate: i conflitti mondiali conclamati, le crisi che periodicamente si accendono qua e là nel mondo, il fuoco dell’eterna rivalità Occidente-Oriente che cova sotto la cenere della geopolitica.

Come se non bastasse, l’inflazione pur affievolita morde ancora, le paure dei cittadini frenano i consumi sul mercato domestico come quello internazionale, e la bolletta continua a salire sia per le famiglie che per le imprese. Nonostante le nubi nere all’orizzonte e le onde alte, i capitani d’impresa vogliono investire. Credono nel sistema Italia. Sperano – soprattutto – nella svolta. Che arrivi dalla politica, come in tanti auspicano, o dalla tecnologia. D’altronde l’Intelligenza artificiale è già qui, il suo impatto – positivo o negativo – dipenderà in gran parte dal quadro regolatorio dettato dalla politica e dagli obiettivi finali di chi la applicherà.

Se verrà usata solo per sostituire milioni di posti di lavoro, ci ritroveremo un ceto medio spazzato via e consumi in crollo verticale, con una struttura societaria piramidale che in Italia non si vede dal tardo Dopoguerra. E sarebbe lo scenario più miope e negativo. Se invece l’IA verrà utilizzata per affiancare e potenziare il lavoro umano, incrementare la produttività, porterà benessere alle aziende e un miglior equilibrio tra vita e lavoro per dipendenti e liberi professionisti, spazzando via – perché no? – il peso insostenibile della burocrazia borbonica che pesa ancora come un macigno sull’Italia, al Nord come al Sud, e migliorando l’efficienza di una Pubblica amministrazione dove troppo spesso mancano competenze tecniche e capacità professionali. Basti pensare alle difficoltà dei piccoli Comuni (e non solo) nel tradurre i vasti fondi del Pnrr in progetti concreti.

fabrizio.lucidi@ilgiorno.ne