Mirella Gattari, numero uno di Cia Marche

«Virus e ‘clima folle’, imprese in difficoltà»

«Per gli allevatori è stato un anno durissimo, perché ai maggiori costi avuti per nutrire gli animali, vista la mancanza di pascolo, si è aggiunta una sensibile diminuzione della richiesta». Mirella Gattari, numero uno di Cia Marche (Confederazione Italiana Agricoltori), traccia un bilancio degli ultimi dodici mesi e guarda al futuro dell’agricoltura marchigiana tenendo conto ovviamente delle criticità presenti in regione, oltre al peso della pandemia, che fa sentire ancora le difficoltà dell’emergenza nella quotidianità degli agricoltori.

Gattari, partiamo da un bilancio dell’anno appena concluso.
«La siccità prolungata, dopo le gelate tardive, ha particolarmente stressato le colture, che non hanno garantito grandi quantità di prodotto, anche se la qualità è stata invece eccellente: per gli allevatori è stato quindi un anno molto duro. Sempre a causa della siccità, la produzione di miele è stata tra le più basse registrata nell’ultimo decennio. Solo gli ulivi hanno meglio resistito agli stress, producendo qualità eccezionale e buone quantità».

Quali prospettive si aprono ora?
«L’aumento del costo delle materie prime è un’aggravante pesantissima per l’annata agraria 2022, che gli agricoltori già hanno avuto modo di costatare nella semina, sia per le sementi che per i concimi, fino al carburante. Se gli effetti dei cambiamenti climatici continueranno a colpirci come lo scorso anno, dopo i magri incassi avuti e il reddito azzerato, sarà difficilissimo restare sul mercato».

Cosa occorre fare, quindi?
«Per questo motivo siamo obbligati a concentrarci su come diminuire gli effetti devastanti del climate change, ad esempio facendo investimenti importanti per accumulare acqua nei periodi piovosi, per utilizzarla quando la pioggia invece è carente; utilizzare tutti i metodi di difesa, sia attivi che passivi, per le gelate tardive, sempre più frequenti».

Come continua l’impatto della pandemia? È diverso il quadro, adesso, rispetto a un anno fa?
«Avevamo auspicato un quadro generale diverso, ma la recrudescenza delle infezioni, invece, grazie alla facilità e velocità con cui Omicron si diffonde, nonostante i vaccini ci proteggano dalla malattia nella forma più grave, sta creando difficoltà già vissute, soprattutto per il settore dell’ospitalità e della ricezione, dove le presenze si sono molto ridotte, se non addirittura azzerate. Si registrano inoltre cali di vendite e ordinativi nelle cantine collegate al sistema Horeca».

Ci spieghi meglio.
«Analizzando i due anni in cui abbiamo convissuto con il virus, con l’arrivo della primavera – sia per gli agriturismi che per tutte le aziende legate con Horeca – ci sarà una ripresa della richiesta, con l’aspettativa che questa volta sia concreta e ininterrotta».

Per il futuro, dunque, su cosa occorre investire e porre attenzione?
«Investire sulla promozione è prioritario, per migliorare la nostra visibilità, la bellezza del nostro territorio e di tutto il settore agroalimentare, per valorizzare tutte le nostre produzioni che sono eccellenze diversificate. Puntare sui giovani, incentivandoli e accompagnandoli per avere il ricambio generazionale da tempo invocato, ma che ancora non registriamo nella misura necessaria, infrastrutture materiali e digitali oltre che formazione e informazione. Filiere non solo per le grandi produzioni e aggregazione in genere, vista la SAU media, per meglio aggredire i mercati; continuare inoltre ad investire sul biologico è una priorità, anche se già possiamo vantare il distretto più grande d’Europa».

Che altro?
«Con l’emergenza PSA in Piemonte e Liguria, malgrado non ci sia alcun caso nelle Marche, è necessario tenere altissimo il livello di allerta e intervenire sulla fauna selvatica, sui cinghiali. Da anni denunciamo il sovrappopolamento della specie, e la necessità di ridurre il loro numero per evitare i danni sempre più ingenti. Ora diventa vitale il lavoro della task force istituita dalla Regione, e che supporteremo, per monitorare la situazione, mettere in campo tutte le azioni per prevenire il problema e scongiurare gli effetti devastanti che avrebbe sia sugli allevamenti che sulla trasformazione delle carni. Dovremmo dare, poi, un’attenzione particolare alle aree interne, aiutando gli agricoltori ad affrontare gli enormi rincari che debbono sopportare, per restare sul territorio e continuare la fondamentale opera eco-ambientale che ogni giorno contribuiscono a dare».

Mesi difficili, dunque, ma si guarda all’anno appena iniziato con positività e con la giusta attenzione verso gli aspetti prioritari. C’è qualcos’altro che vorreste sottolineare, non da ultimo?
«Invito tutti i consumatori a scegliere prodotti di stagione e locali, ancora meglio se direttamente dai nostri agricoltori, che fanno vendita diretta: solo così possiamo continuare a garantire il presidio e la tutela del territorio e del paesaggio, combattere i cambiamenti climatici».