presidente Francesco Milza, Confcooperative Emilia Romagna

«Una cabina di regia per i fondi del Pnrr. Produzione e servizi siano protagonisti»

Si è aperto un 2022 ricco di importanti sfide per Confcooperative Emilia Romagna, l’organizzazione regionale che riunisce 1.500 cooperative con oltre 85mila addetti e 240mila soci. «Quest’anno inizieremo a rendere operativo il Piano di sviluppo quadriennale a cui abbiamo lavorato in autunno e saremo chiamati anche a rinnovare gli organi delle Federazioni di settore» spiega il presidente Francesco Milza. Che però sottolinea come questo inizio di anno sia pieno di insidie per le imprese.

Partiamo proprio da qui, presidente: come stanno vivendo le cooperative il problema degli aumenti nei costi?
«Come un problema drammatico che sta frenando la ripresa innescata nel 2021. L’aumento dei costi di produzione (a partire dall’energia) non risparmia nessuno: dalle cooperative agroalimentari e industriali a quelle dei servizi, le stesse cooperative del settore edile e costruzioni tra aumento di richieste del mercato, costi alle stelle e carenza di materiali. Non dimentichiamo le cooperative sociali, che hanno già di per sé margini risicatissimi, e dopo l’aumento dei costi per i dispositivi anti-Covid ora devono pure fare fronte a bollette raddoppiate o triplicate».

Che cosa fare, quindi?
«Nel breve periodo, sul fronte energetico alle misure di compensazione e sostegno diretto per clienti vulnerabili e per le imprese, occorre affiancare strumenti come la rateizzazione delle bollette con copertura degli interessi da parte dello Stato riducendo gli oneri di sistema, minimizzandoli. Ma occorre anche un altro tipo di sforzo».

Quale?
«Investire nell’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, favorendo la creazione di comunità energetiche che mettono insieme gruppi di cittadini, imprese e anche enti locali. Si possono realizzare benefici come la riduzione del costo totale della bolletta (esclusi oneri di sistema), premi per l’autoconsumo e la vendita al gestore dell’energia non autoconsumata».

Il Pnrr può aiutare le imprese a uscire dalla morsa dei rincari?
«Certamente, ma le imprese – a partire da quelle cooperative – chiedono di essere protagoniste attive del Pnrr, in ottica di co-progettazione e co-programmazione. Siamo in attesa che a livello regionale venga convocata una cabina di regia proprio sull’utilizzo di questi fondi. Alcune amministrazioni comunali sono già partite, ma riteniamo che sia opportuno coinvolgere anche il mondo produttivo e dei servizi per una condivisione sull’utilizzo più efficace di importanti risorse. Occorre infatti puntare con sempre più convinzione sulle partnership pubblico/ privato abbandonando i modelli delle gare d’appalto tradizionali che presuppongono massimo ribasso (o con la tariffa quale unico elemento determinante), risparmi nel costo del lavoro, lungaggini burocratiche».

A chiedere maggiore coinvolgimento nella co-programmazione dei servizi di welfare sono state più volte le cooperative sociali.
«Sì, perché dobbiamo abbandonare l’idea che il non profit sia solo un mero erogatore di servizi. La pandemia ha riacceso i riflettori sull’importanza dei servizi territoriali, a partire da quelli sanitari e sociali; le cooperative giocano già un ruolo fondamentale in questo ambito, agendo come elemento di connessione tra le Istituzioni e le comunità. Occorre un maggiore sforzo da parte soprattutto delle amministrazioni comunali per renderle partecipi della co-programmazione e co-progettazione delle politiche di welfare».

Tra i settori più colpiti dalla pandemia, ci sono cultura, turismo e sport.
«In questo caso le nostre cooperative, peraltro di dimensioni piccole o piccolissime, sono andate in forte difficoltà. Nella cultura stiamo promuovendo iniziative in sinergia con le Diocesi per la gestione dei beni culturali ecclesiastici, oltre a promuovere la transizione digitale. Per lo sport siamo impegnati a ottenere un pieno riconoscimento legislativo della cooperazione sportiva».