«Un anno di incognite, servono coraggio e prudenza»
«È una fase densa di incognite e per navigare in sicurezza le imprese, in primis quelle cooperative, hanno bisogno di strumenti che orientino al meglio le scelte quotidiane. Bisogna avere le competenze per decifrare ciò che accade a livello globale: non basta più, e da tempo, confrontarsi con i competitori locali per puntare a sopravvivere. Occorre intercettare le tendenze forti e farsene interpreti nelle proprie attività di impresa, essere intellettualmente flessibili e al tempo stesso rigorosi nella salvaguardia dei nostri valori, a partire dalla qualità del lavoro, rafforzando la partecipazione, la mutualità, la sostenibilità sociale e ambientale».
Il presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Giovanni Monti, traccia così il quadro nel quale si inseriscono le scelte della cooperazione emiliano-romagnola nel 2023. «Queste riflessioni – prosegue Monti – saranno tra le tematiche al centro dei congressi territoriali e del congresso nazionale, che si tengono in queste settimane. Questi anni particolarmente duri ci hanno spinto verso dei cambiamenti profondi sia nella forma organizzativa, sia negli strumenti che ci siamo dati per sostenere le cooperative nel loro riposizionamento. Le collaborazioni con Prometeia e Nomisma, con le Università, con ricercatori e ricercatrici hanno permesso di elaborare dei progetti molto importanti, come quelli sulla logistica, sulla rigenerazione urbana, sul nuovo welfare, sulla riconversione energetica e tanti altri ancora. In questo modo siamo stati in grado di offrire a tutte le cooperative, anche a quelle di piccole dimensioni, i mezzi per orientare le loro scelte e le loro strategie».
Le cooperative aderenti a Legacoop Emilia-Romagna sono oltre 1.100, il 14,2% delle associate a Legacoop in tutta Italia; per numero di addetti, oltre 138mila, l’Emilia-Romagna conta il 42,6% del totale nazionale di Legacoop e, sempre in relazione con il dato nazionale, l’Emilia-Romagna sviluppa il 48,6% di valore della produzione (31,6 miliardi di euro). I soci sono 2.732.422, la gran parte dei quali sono da attribuire al consumo. Insomma, anche se il numero di cooperative non è esorbitante, i risultati in termini di occupazione, fatturato e soci giustificano la nomea di «culla della cooperazione».
«Questi dati mostrano come la cooperazione emiliano-romagnola abbia saputo attivare processi di fusione e di incorporazione per raggiungere dimensioni che consentissero di avere una massa critica importante – chiarisce il presidente Monti –. Patrimoni e fatturati più consistenti hanno permesso di sostenere finanziariamente i processi di innovazione senza sacrificare l’occupazione, anzi, ampliando il numero degli addetti e migliorando le condizioni di lavoro».
Dall’agroalimentare all’industria e ai servizi, dal sociale alla cultura, al turismo e agli eventi, di progettazione e di abitanti, consumatori e dettaglianti, di generazione in generazione la cooperazione emiliano-romagnola è cresciuta raggiungendo dei traguardi sempre più importanti, con cooperative che sono diventate leader nazionali e internazionali nei propri settori.
«Il 2023 – conclude il presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Giovanni Monti – va affrontato con coraggio e con prudenza. Le variabili sono tante: finirà la guerra della Russia contro l’Ucraina? I costi delle energie si stabilizzeranno? L’inflazione tornerà presto a valori che non deprimano i consumi? Quanto investirà il pubblico nella rigenerazione e nelle energie alternative? Per ora dagli analisti non vengono delle risposte definitive a queste domande. Per questo, per non farci cogliere impreparati, dobbiamo essere sempre aggiornati e informati».
«La cooperazione – osserva ancora Monti – ha qualche vantaggio rispetto ad altre imprese, il primo dei quali è dato dalle socie e dai soci, dalla loro partecipazione alla vita e alle scelte delle cooperative. È la nostra forza, quella che ci ha fatto affrontare con successo le sfide di questi anni»