«Toscana a due velocità. Ridurre subito il divario»

Una Toscana a diverse velocità, nel 2022, per l’universo delle aziende, contrassegnata da alcune realtà consolidate e da distretti in difficoltà. Divari che potrebbero permanere nel 2023 in mancanza di interventi forti. Ne parliamo con Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana.

Che bilancio si può trarre del 2022 da poco concluso per le aziende?

«Il bilancio 2022 ha anche a che fare con situazione dal punto di vista dei costi per l’energia che sono un problema reale, soprattutto per le aziende energivore che in Toscana sono molte, penso ad esempio al distretto della carta e del vetro e, per alcuni aspetti, a quello della moda. Al di là di questo tema, che incide molto, si può dire che c’è stata una tenuta: il problema è che in questo Paese e anche nella nostra regione ci sarebbe la necessità di aprire una discussione sul manifatturiero, riflettere cioè su che tipo di industria vorremmo perché, altrimenti, continuiamo a privilegiare il tema della rendita e non il manifatturiero di qualità che può fare la differenza».

A livello regionale dove le maggiori difficoltà?

«La situazione non è uniforme. Proprio parlando del manifatturiero, ad esempio, bisogna tenere presente che nella nostra regione c’è un territorio che viaggia a velocità diverse: se penso alla Costa, infatti, ci sono una serie di questioni e difficoltà anche per la mancanza di infrastrutture mentre invece l’area centrale, Firenze, Prato e Pistoia, va molto meglio. A novembre abbiamo fatto in questa direzione un attivo dei delegati in cui chiedevamo alle Istituzioni di sedere a un tavolo perché c’è una discussione in atto con la Regione sul piano regionale di sviluppo, quindi capire quali sono le priorità, creare lavoro e riqualificare anche quello che c’è. Noi siamo una regione in cui ci sono molti distretti ma in alcuni comparti c’è un problema di nanismo delle piccole imprese: bisognerebbe ci fosse una operazione di ripensamento dei distretti che per un lungo periodo hanno fatto la differenza ma ora, con le nuove sfide da affrontare, rischiano di diventare un problema».

Quali sono le vostre proposte?

«Una possibile: provare ad affrontare, con il sistema delle imprese, il tema della transizione digitale e a ragionare in termini di riduzione del lavoro: se con la transizione digitale cambia il modello del lavoro qualcuno si potrà riqualificare ma, per altri, bisognerà pensare a una riduzione di orario di lavoro a parità di salario, come stanno facendo già altri paesi europei. Per quanto riguarda tutti c’è un problema salariale: le retribuzioni dei lavoratori non crescono, da una parte bisogna rinnovare i contratti a quelli che non ce l’hanno ma non basta. Occorre un aumento salariale che parta anche dalla riforma fiscale perché gran parte dello stipendio lordo i lavoratori lo versano in tasse. In altre nazioni, Germania e Francia ad esempio, negli ultimi 30 anni le retribuzioni sono cresciute del 30% da noi sono diminuite del 29%».

Quali servizi offrite nelle vostre sedi?

«Come Caaf ci occupiamo di pratiche fiscali, tutto quello che ha a che fare con il fisco in generale e con gli strumenti che servono per ottenere le agevolazioni tipo Isee. Con i gruppi di acquisto solidale fra l’altro, prima degli aumenti, abbiamo trattato, con alcune aziende, una serie di agevolazioni dal punto di vista energia ottenendo notevoli risparmi. Il patronato, invece, fa pratiche legate a infortuni, pensioni, previdenza e assistenza. Dentro al nostro mondo poi ci sono Federconsumatori e Sunia e, specie con Spi, proviamo anche ad aiutare persone in difficoltà nelle pratiche digitali ».