Si cresce ancora nonostante alluvione e inflazione
Non si corre, ma nonostante inflazione e alluvione si continua a crescere. L’Emilia-Romagna si conferma locomotiva del Paese, pur con una velocità più lenta del previsto, con il Pil – la ricchezza prodotta – che nel 2023 avrà segnato un progresso dello 0,7% ed è visto in crescita dello 0,6% nel corso del 2024. La disoccupazione si attesta al 4,8% e l’export raggiunge i 64 miliardi di euro.
E’ quanto emerso dal rapporto presentato dalla Regione e da Unioncamere, ‘Scenari e politiche per lo sviluppo della Regione Emilia-Romagna’, che ha messo sotto la lente la situazione da Piacenza a Rimini. L’economia regionale, in sostanza., risulta resiliente e vitale, nel 2023 appunto è stata colpita duramente dall’emergenza alluvione che ha investito alcune aree dell’Emilia-Romagna, unitamente ai riflessi dello shock dei costi energetici del 2022, forti picchi di inflazione e scenari geopolitici ed economici internazionali tra i più instabili degli ultimi decenni.
«I dati fotografano una regione in salute, anche se si fermano al 30 giugno. Già il terzo trimestre ha dato qualche segnale di piccolo rallentamento e pensiamo che questa sia la situazione che vedremo nei prossimi mesi – dice Valerio Veronesi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna –. Il dato più rilevante è che questa regione è vicina al 50% di Pil dei prodotti che vengono venduti all’estero e questo consegna una fotografia delle nostre imprese, che sono eccellenti».
Sull’occupazione, che ha tenuto, secondo l’assessore regionale per le Politiche economiche, Vincenzo Colla c’è «anche tanta povertà lavorativa. Non è sufficiente crescere ma deve crescere anche il lavoro di qualità. Per fare valore aggiunto servono soggetti di grande qualità – prosegue – quindi massima aggressione ai farabutti, all’illegalità e al lavoro illegale». Il vicepresidente di Confindustria e presidente di Nomisma, Maurizio Marchesini si dice «ottimista perché l’Emilia-Romagna è fortemente esportatrice. Presidia nicchie importanti e questo ci fa pensare che il 2024 non sarà eclatante, ma discreto, a meno che non ci siano traversie». Elemento di maggior preoccupazione, per Marchesini, sono «le perturbazioni internazionali» e le «nuove chiusure che rischiano di compromettere la nostra crescita».
Aumento del costo del credito con conseguente calo degli investimenti, crescita dell’occupazione ma difficoltà nel reperire manodopera, crescono le imprese e calo dell’export: questi sono invece alcuni dati che emergono dal report ’Tendenze e prospettive a inizio 2024 per l’Emilia-Romagna’ a cura dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato.
I dati, in sintesi, tratteggiano un quadro per lo più a tinte chiare, sebbene diversi indicatori mostrino una fase di rallentamento. Ad esempio, evidenzia il report, «il susseguirsi della stretta monetaria e il rallentamento del commercio internazionale, che si intreccia con situazioni destabilizzanti come il protrarsi della guerra in Ucraina e l’inasprimento del conflitto in Medio Oriente, hanno reso il contesto più turbolento, portando diversi indicatori economici a ridurre il passo di crescita».
«Tra i fattori che stanno rallentando il passo dell’economia della regione – si legge ancora – figura il calo degli investimenti che nel lungo periodo potrà determinare l’affievolimento della capacità del sistema d’impresa di affrontare le transizioni in atto, da quella demografica a quella digitale fino a quella correlata al tema della sostenibilità. Il calo degli investimenti scaturisce dal caro tassi che ha comportato l’innalzamento del costo del credito pari a 745 milioni di maggiori costi sostenuti dalle MPI da giugno 2022. Il mercato del lavoro rappresenta l’indicatore più performante. Il numero di occupati risulta in salita (+1,6%), con un recupero anche della componente indipendente (partite Iva, autonomi, ecc. +7,3%). I 495 mila ingressi di lavoratori dipendenti previsti dalle imprese con dipendenti sono 20 mila in più rispetto a quelle preventivate nello stesso periodo di un anno fa (+4,2%). Mentre persiste il problema della difficoltà di reperimento di manodopera che nel 2023 vede la quota di entrate difficili da reperire attestarsi al 48%, sopra di 4 punti rispetto a quella del 2022».
Ancora, il tasso di sviluppo delle imprese al terzo trimestre 2023 è positivo e in crescita sia per l’artigianato (+0,39%) sia per il totale imprese (+0,24%). Il sistema d’impresa del territorio, dove le micro e piccole realtà rappresentano il 99,2% e l’artigianato il 27,7%, ha finora trainato la ripresa post pandemia: l’Emilia-Romagna registra un recupero del PIL del 5,8% rispetto al 2019, e nel 2024 si stima una crescita del +1,1%, dinamica migliore tra le regioni italiane e in crescita rispetto al 2023. Ciò accade nonostante il sistema di MPI, che occupa il 58,8% degli addetti, ha sostenuto tra crisi energetica, caro tassi e difficoltà di reperimento del personale maggiori costi per 3,8 miliardi di euro, pari al 2,5% del valore aggiunto.
«Il 2023 – conclude l’analisi – è stato un annus horribilis per il mercato internazionale. Per l’Emilia-Romagna si stima che nei primi 9 mesi del 2023 il volume degli scambi internazionali si sia ridotto del 3,4%, flessione più contenuta rispetto al -5,5% rilevato per il totale Italia».