«Si conclude un’annata complicata tra rincari e siccità»

Non sono stati anni semplici per gli imprenditori agricoli, dai rincari fino al problema siccità. Ma se già nuove sfide si intravedono all’orizzonte, «progettare insieme» si rivela sin da ora lo strumento decisivo per raggiungere nuovi traguardi. Ne è convinto Nicola Bertinelli, presidente Coldiretti Emilia-Romagna: sono state tante, infatti, le criticità che hanno desginato «una tra le annate più difficili della storia agroalimentare» ma, d’altra parte, sono altrettanto numerosi anche i «nuovi stimoli per vincere le sfide del futuro. E disegnare, così, nuove traiettorie».

Nicola Bertinelli, presidente Coldiretti EmiliaRomagna, il 2022 è stato un anno difficile?

«Lo definirei un anno senza precedenti, con un combinato di fattori che ha fatto emergere ben più di una criticità. A partire proprio dai rincari: basta pensare che i concimi hanno visto un aumento del 170% rispetto all’anno precedente, i mangimi per gli animali, invece, di oltre il 90%».

Non solo.

«Purtroppo no. Così anche il gasolio, oltre il 130%, ma anche il vetro, la plastica. Non ultimo, chiaramente, l’aumento del costo dell’energia, difficoltà che si sono unite al problema della siccità, che conseguentemente ha comportato un calo importante della produttività: a partire dalla frutta, fino al pomodoro, che ha visto un calo del 10%, ma anche gli allevamenti delle vacche da latte: non dimentichiamo che una bovina, infatti, beve circa 120 litri di acqua al giorno. L’87% del latte in Emilia-Romagna è destinato al parmigiano reggiano e lo stesso ha visto nel 2022, rispetto al 2021, un calo di quantità di produzione di oltre il 2%».

Quali sono state le conseguenze?

«L’aumento dei costi di produzione ha determinato un calo delle rese e una difficoltà nel ribaltare questi rincari nei prezzi finali. Inoltre, l’inflazione legata ai prodotti alimentari è oggi circa al 10%, e questi numeri, combinati con un reddito più basso delle famiglie, stanno già comportando un calo dei consumi. Si tratta di fattori, infatti, che hanno segnato una tra le annate più difficili della storia dell’agroalimentare».

Ora, però, si apre un nuovo anno. C’è qualcosa che vi preoccupa?

«Una minaccia che tocca la produzione agricola tradizionale, già emersa nel 2022. Sono infatti comparsi sui mercati i cibi sintetici, che seguono tecniche di produzione di cibo alternativi rispetto alla tradizione. E come Coldiretti abbiamo chiesto che il governo italiano deliberi una legge che vieti in Italia la produzione, la vendita e la somministrazione di prodotti fatti attraverso il cibo sintetico. Non solo».

Poi?

«A emergere è anche la questione legata al NutriScore, un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari, che invece di informare i cittadini, li condizionano nel loro acquisto e demonizzano i prodotti del nostro made in Italy, che sappiamo invece essere alla base della dieta mediterranea, patrimonio mondiale dell’umanità».

Su cosa bisogna puntare?

«La sovranità alimentare è il pilastro fondamentale per lo sviluppo di questo Paese. Nel 2022 l’agro alimentare ha esportato quasi 60 miliardi di euro: il mondo chiede il cibo italiano. E le filiere agroalimentari italiane, sempre nel 2022, hanno fatturato oltre 480 miliardi di euro. La nostra identità è il centro di tutto, serve difenderla».

L’agricoltura e il buon cibo italiano, infatti, è anche un biglietto da visita per il turismo. Che ora, dopo due anni di pandemia, può ripartire.

«C’è un dato che lo conferma. Nel 2021, infatti, il 55% dei turisti che ha visitato il nostro Paese, e di conseguenza anche la nostra regione, ha scelto di visitare questi territori per un motivo ben preciso: la nostra enogastronomia. La cultura delle nostre produzioni è infatti un aspetto su cui anche in futuro bisognerà continuare a puntare, perché ci rende unici ed è uno dei pilastri dello sviluppo. Da non mettere di certo in discussione

Innovazione e tecnologia rimangono pilastri fondamentali per l’agroalimentare?

«Assolutamente sì. Sono aspetti fondamentali che devono aiutarci a usare meno input ma avere lo stesso output, altrimenti tutto si tradurrà in un calo della produzione».

Quali sono i prossimi obiettivi?

«Ho buone prospettive per quest’anno, dove bisognerà puntare sulla progettazione. Ma soprattutto, ciò che è necessario, è che tutti gli stadi della filiera, insieme, condividano delle progettualità con al centro progetti di valore pensati per il cittadino. Il 2023 è sostanzialmente il primo anno in cui il nuovo governo scende in campo sin dall’inizio e quello su cui chiediamo di puntare è un impegno dedicato a politiche capaci di aprire nuove traiettorie per il futuro dell’agricoltura».