«Scommessa sul biologico. Ma i rincari minacciano la ripresa»

Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti delle Marche, come sta reagendo il settore agricolo alle difficoltà determinate dal post pandemia, dalla guerra in Ucraina e dal clima impazzito?

«La crisi economica legata alla diffusione della pandemia si è abbattuta sul mondo dell’agricoltura, anche se per fortuna, dovendo garantire beni di prima necessità, nel periodo più duro le aziende e le attività produttive sono rimaste aperte, garantendo un presidio, anche a livello di fiducia e conforto, tra i cittadini, in un momento di paura e incertezza. Purtroppo, l’impatto è stato pesante per l’export, per il vino, l’olio, la pasta e i formaggi in particolare».

Che cosa dicono i dati relativi all’export ai tempi del Covid?

«L’export 2020 dell’agroalimentare marchigiano è stato in controtendenza rispetto al dato positivo nazionale. Se il made in Italy del Belpaese ha fatto segnare un incremento dell’1,9%, quello relativo alla nostra regione ha subìto una battuta d’arresto. Un settore da circa 410 milioni di euro, ma il conto finale, secondo una rielaborazione della Coldiretti delle Marche sui dati Istat, è di 12,6 milioni di euro in meno (meno 3%) rispetto al 2019».

E oggi qual è la situazione dell’agricoltura marchigiana?

«I rincari dell’energia elettrica colpiscono soprattutto le aziende zootecniche, quindi gli allevamenti, il florovivaismo (vivai), oltre che i pescherecci».

Ci sono nella regione delle zone più colpite rispetto alle altre?

«I problemi purtroppo sono uniformi, ma non bisogna dimenticare che i territori di Macerata, Fermo e Ascoli si portano dietro anche i problemi del sisma. Impossibile non aggiungere l’alluvione del 15 settembre in provincia di Ancona, qui le aziende agricole hanno perso anni di investimenti ed è stata compromessa la semina autunnale. Tra le aziende più colpite, ci sono quelle di ortaggi, che hanno perso il raccolto di autunno e inverno, e le cantine per la trasformazione del vino».

Di che cosa c’è bisogno in questo momento per aiutare le aziende agricole?

«Innanzitutto di speranza, è un dovere guardare avanti con fiducia in un momento come questo. Da parte nostra, abbiamo presentato e portato a casa diverse leggi, quest’anno ad esempio ci stiamo muovendo sui fronti dell’oleoturismo (degustazioni, iniziative, incontri e passeggiate negli oliveti) e dell’agricoltura sociale (le aziende agricole mettono a disposizione i propri spazi e le competenze per chi ha avuto difficoltà con la tossicodipendenza o ha subìto traumi o è stato in carcere, esperienza già attiva in provincia di Ancona). L’agricoltura va valorizzata di più. Oltre a ciò, stiamo combattendo contro il cibo sintetico, abbiamo presentato una mozione, chiedendo un impegno concreto alla Regione e spiegando che ci preoccupa moltissimo lo scenario delle grandi multinazionali che investono nel cibo creato in laboratorio, con la tendenza a sostituire i lavoratori agricoli. Da sempre, inoltre, ci battiamo per la sostenibilità ambientale, per il benessere animale e la sicurezza alimentare».

Qualche numero del comparto agricolo?

«A livello nazionale, l’impennata dell’inflazione pesa sul carrello degli italiani, che hanno speso quasi 13 miliardi in più per acquistare cibi e bevande nel 2022 a causa dell’effetto valanga dei rincari energetici e della dipendenza dall’estero, in un contesto di aumento dei costi dovuto alla guerra in Ucraina, che fa soffrire l’intera filiera, dai campi fino alle tavole. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione nel mese di dicembre, che evidenziano un aumento medio del 9,1% dei prezzi dei beni alimentari e delle bevande nel 2022 rispetto all’anno precedente. Buone notizie, invece, dal fronte del biologico nelle Marche, dove negli ultimi dieci anni i numeri sono più che raddoppiati. La superficie totale coltivata a biologico è passata dai 52mila ettari nel 2012 a 116mila dell’ultimo rapporto Sinab. Al lavoro ci sono quattromila operatori».