Sbloccate i crediti fiscali incagliati alle imprese dell’edilizia

Ripristinare il taglio delle accise dei carburanti. Estendere la sterilizzazione degli oneri generali di sistema contro il caro-bollette. Sbloccare la massa dei crediti fiscali rimasti incagliati per le imprese edili. Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Imprese Lombardia, approva la riforma del reddito di cittadinanza ma suggerisce tre provvedimenti al Governo Meloni, a nome delle circa 95mila micro e piccole imprese dell’associazione che operano in vari settori (come edilizia, installazione di impianti, servizi alla persona, comparto della moda).

Al terzo trimestre del 2022, le aziende artigiane manifatturiere in Lombardia hanno segnato una crescita della produzione del più 0,6% congiunturale che diventa più 4,9% su base tendenziale. Anche gli ordini interni sono aumentati (più 0,4%, ma meno 0,2% gli ordini per il mercato estero). A performare meglio il comparto moda e il settore del benessere. «Le prospettive per l’artigianato lombardo sarebbero rosee se si risolvessero le criticità che ci trasciniamo da troppo tempo, dal caro bollette al record dei prezzi delle materie prime. L’aumento dei pedaggi autostradali e la scelta di abolire il taglio delle accise sui carburanti ha peggiorato il quadro» afferma il presidente Massetti. Eppure il Governo ha destinato due terzi del valore della Manovra – pari a 21 miliardi di euro – per calmierare luce e gas.

Presidente, non bastano questi aiuti?

«Purtroppo no. Le imprese artigiane pagano il doppio della bolletta rispetto al 2021. Così le aziende vanno fuori mercato e rischiano di fermarsi per non produrre in perdita. Al Governo abbiamo chiesto di applicare il taglio generale degli oneri di sistema sulle bollette anche per le imprese con potenze superiori a 16,5 kiloWatt. Quanto alla mancata proroga del taglio delle accise sui carburanti, capiamo che non sia semplice reperire risorse ma vorrei ricordare che un’azienda in difficoltà riduce il gettito fiscale e in caso di licenziamenti fa aumentare la spesa sociale. Per ogni disoccupato in più, spesso è l’intero nucleo di una famiglia a finire a carico dello Stato, attraverso contributi di vario tipo».

Quali sono le altre criticità da risolvere nel settore?

«Il Superbonus del 110% è stato uno strumento importante per fare ripartire l’intero settore delle costruzioni, ma ora ci sono migliaia di imprese edili in difficoltà perché hanno concesso sconti in fattura ai propri clienti che non riescono a monetizzare. Per sbloccare la massa dei crediti incagliati nei cassetti fiscali, non gestibili sul mercato bancario, abbiamo proposto un intervento straordinario da parte dello Stato che metta in campo un compratore di ultima istanza, Cassa Depositi e Prestiti. E poi c’è la questione delle difficoltà a reperire il personale: per favorire l’ingresso delle leve più giovani proponiamo una decontribuzione triennale per i contratti di apprendistato».

Giusto aver rivisto lo strumento del Reddito di Cittadinanza?

«Bisogna tutelare i concittadini fragili che non sono in grado di lavorare, ma chi è in età da lavoro non può rifiutare un’offerta per vivere a spese dei contribuenti: deve metterci un po’ del suo per costruirsi un futuro».

Come dice il presidente del Consiglio Giorgia Meloni «lo Stato italiano non può pagare chi aspetta il lavoro dei sogni»?

«Ha semplicemente espresso un concetto di buon senso, noi lo ripetiamo dal primo giorno in cui è stato approvato il sussidio. Meglio il reddito da lavoro che di cittadinanza».