«Sarà necessario rilanciare i negozi di vicinato»
Da una parte, il calo dei consumi. Dall’altra, «la necessità di tutelare i negozi di vicinato». Sono tante, infatti, le sfide che gli esercenti sono chiamati a fronteggiare, in uno scenario non privo di ostacoli. «E su cui – spiega Dario Domenichini, presidente di Confesercenti Emilia-Romagna – bisognerà tenere i riflettori accesi».
Domenichini, che anno è stato il 2022?
«Speravamo e credevamo che questo fosse l’anno del rilancio, dell’economia, soprattutto dopo due anni segnati dall’emergenza Covid. Al contrario, ci siamo trovati a fare i conti con prezzi alle stelle, dal caro carburante fino alle materie prime. Sono aumenti importanti, con cui bisogna fare i conti e che anche nello scenario del piccolo commercio hanno avuto forti ripercussioni»
Quali, ad esempio?
«Innanzitutto, il caro-vita ha generato un calo dei consumi, perché non solo gli esercenti hanno fatto i conti con forti rincari, ma anche il reddito delle famiglie si è ridotto. E chiaramente questo aspetto alimenta le difficoltà. A rappresentare una delle maggiori difficoltà per le attività della nostra regione e non solo, però, è anche il mercato online. Una concorrenza sleale, schizzata insieme alla pandemia».
Per le attività, quindi, non è un momento semplice.
«Lo si vede anche solo camminando nei centri storici delle nostre città. I negozi sfitti ci sono e la situazione peggiora nei paesi e nei quartieri o quando si percorrono le vie secondarie. Sarà necessario prendere coscienza di un fenomeno come quello della desertificazione commerciale, facendo grande attenzione per riuscire a contrastare questo aspetto. Non dimentichiamoci, infatti, che quando si spegne la vetrina di un negozio, parallelamente avanza il degrado: bisogna considerare questi rischi e ripensare a nuovi modelli, soprattutto considerando un’altra criticità».
Cioè?
«Mancano le persone che abbiano voglia di investire in attività di natura commerciale, soprattutto tra i giovani. Non è insolito che alcune attività chiudano i battenti perché il titolare è arrivato, o ha persino superato, il limite di età per lavorare ma non si trovi nessuno che li sostituisca».
Come salvaguardare queste imprese?
«Non sarà facile ridare prospettive al commercio di vicinato, ma affronteremo questa sfida con grande determinazione e c’è anche un grande impegno da parte della Regione per rivitalizzare le attività. Sarà necessaria una riduzione della tassazione, che è esagerata. E soprattutto alleggerire la burocrazia, che toglie alle attività la voglia di investire».
Poi?
«Bisognerà poi risolvere, per l’appunto, la questione della concorrenza sleale dei grandi gruppi dell’e-commerce. Ma soprattutto sarà fondamentale trovare delle soluzioni reali al problema dell’energia: incentivi e aiuti servono in un primo momento, ma in prospettiva bisognerà fermare questa speculazione. Bisogna infatti affrontare il problema in maniera strutturale»
In che modo?
«Con uno sguardo capace di leggere il problema anche nel medio lungo termine: è evidente che per le imprese più energivore lo scenario si prospetti sempre più grigio, e bisogna intervenire».
Come si è chiuso l’anno per queste attività?
«Sicuramente il mese di dicembre è andato meglio rispetto all’inizio della stagione autunnale. E tanti acquisti natalizi sono stati fatti anche nei negozi tradizionali. Non è un’inversione di tendenza, purtroppo, ma almeno un primo rallentamento di quell’emorragia che abbiamo visto durante la pandemia, dove i negozi erano chiusi mentre l’e-commerce, chiaramente, rimaneva aperto».
Il turismo, invece, sta dando segnali di ripresa?
«Su questo settore siamo più ottimisti. Abbiamo infatti potuto notare come, non appena c’è stata la possibilità di potersi rimettere in viaggio o fare una vacanza fuori porta, si è verificato un ritorno alla mobilità. è chiaro, non siamo tornati ancora ai livelli del 2019, prima della pandemia, ma ci stiamo avvicinando: anche qui la marginalità delle imprese di questo settore è ridotta, ma vediamo dei segnali positivi. Il vero malato, in questo momento, è il commercio»
I saldi servono a dare ossigeno al commercio?
«Il primo week end è stato positivo. Il nostro report ha evidenziato come il 32% degli intervistati – cioè un’ottantina dei nostri associati – abbia registrato un incremento nelle vendite rispetto lo stesso periodo dell’anno scorso, il 41% invece sullo stesso livello. Tirando le somme, possiamo quindi affermare che il 73% delle attività è rimasto soddisfatto. Un terzo di chi ha registrato un incremento lo ha visto aumentare di oltre il 20%».