«Piccole e medie imprese: creare sinergie interne»

Un anno ‘altalenante’ quello da poco concluso per le aziende umbre caratterizzato da segnali positivi ma anche dal riverbero, drammatico, del caro energia e dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino. Uno scenario, internazionale e fra i confini di casa nostra, che ha messo di fronte le imprese a una serie di difficoltà che, sicuramente, influiranno anche sulla produzione del 2023. Di questo quadro e delle possibili prospettive, a breve e medio termine, per l’economia umbra parliamo con il segretario generale regionale Cisl Angelo Manzotti.

Che anno è stato è il 2022 per le aziende umbre? Che tipo di bilancio potete trarre?

«Il 2022 era iniziato con segnali incoraggianti, soprattutto in termini di ripresa occupazionale, con addirittura dati che ponevano l’Umbria al di sopra della media delle regioni centrali. I rincari energetici, poi, dovuti in primo luogo ai conflitti bellici hanno di fatto invertito il processo di ripresa al quale si stava assistendo. Ad essere state colpite soprattutto le aziende energivore, molte delle quali hanno dovuto addirittura sospendere il lavoro. Per i lavoratori le conseguenze sono state pesanti: il 53 per cento degli addetti con contratto a tempo determinato e in somministrazione hanno perso il lavoro. Il 2022 si è chiuso con un’impennata degli ammortizzatori sociali».

In questo quadro difficile quali sono le maggiori criticità da risolvere?

«Prima di tutto dobbiamo correre ai ripari sulla questione del rincaro energetico e dell’aumento a due cifre dell’inflazione. È quindi urgente mettere un tetto al prezzo del gas. Per noi l’accordo con l’Algeria è positivo. Tassare l’extragettito dovuto al caro energia al 100 per cento è un’altra delle strade da percorrere per riuscire ad evitare che la forbice sociale aumenti ancora: la povertà in Umbria interessa il 10 per cento delle famiglie».

Che aspettative avete, come sindacato, per lo sviluppo delle aziende umbre, per il 2023 da poco iniziato?

«Considerando che il tessuto economico-produttivo in Umbria è formato in prevalenza da piccole e medie imprese, è giunto il momento che queste realtà produttive inizino a lavorare in sinergia, creando filiere produttive interne alla nostra regione, in modo da generare lavoro stabile e di qualità. È poi sempre più necessario il passaggio dalla globalizzazione alla digitalizzazione: per dare ampio respiro a tale processo è necessaria la concertazione con le parti sociali. Strumento utile anche per il coinvolgimento dei lavoratori rispetto alle scelte e alle strategie aziendali».

Cosa chiedete, in questa direzione, alla politica e alle istituzioni?

«Concertazione. Anche alla politica e alle istituzioni chiediamo concertazione. Un maggiore coinvolgimento nel condividere un nuovo patto sociale che sia funzionale, da un lato, alla riaffermazione della solidarietà e della partecipazione per un nuovo umanesimo che riposizioni valori e priorità. Oggi abbiamo un’opportunità che non possiamo perdere: sono importanti le risorse messe a disposizione sia dal Pnrr che dalla programmazione comunitaria. Serve uno sforzo di tutti affinché queste disponibilità economiche vengano utilizzate al meglio, a pieno, sia per il lavoro che per la sostenibilità ambientale e sociale. Dobbiamo adoperarci per una politica di sviluppo, nella quale sia centrale la sicurezza nei luoghi di lavoro».

Quali sono i vostri progetti e servizi per il 2023 per i lavoratori?

«Nel 2023 ci impegneremo per condividere un nuovo modello di sviluppo per la nostra regione che parta dal lavoro, stabile e di qualità, che possa essere volano di sviluppo del territorio ma anche delle aree interne. Nutriamo perplessità sulla discussione riguardante l’autonomia differenziata: questa per la nostra regione porterebbe ad un indebolimento del sistema sanitario, scolastico e ad un ampliamento della forbice sociale».