Nicola Bertinelli, presidente di Coldiretti Emilia Romagna

«Piano per la formazione e meno burocrazia»

Nicola Bertinelli, presidente di Coldiretti Emilia Romagna, che anno è stato il 2021 per l’agricoltura in regione?
«Un anno lungo il quale le principali produzioni agroalimentari emiliano romagnole hanno un segno positivo importante. Oltre il 90% del latte della regione è utilizzato per la produzione di formaggi Dop, Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Che da ormai 4 anni stanno portando a una remunerazione importante del latte. È stata una buona annata anche per il pomodoro che ha visto una resa e una qualità del prodotto straordinarie, grazie anche all’andamento climatico che ha permesso alti gradi zuccherini e un bassissimo tasso di fitopatie. Ma è stato una anno positivo anche per i produttori cerealicoli a causa del forte incremento dei mercuriali di questi prodotti. Questo ha in parte compensato il grosso problema dell’ortofrutta, in particolare la frutticoltura, che dopo il danno da cimice ha subito due anni di gelate. Da segnalare inoltre la diminuzione delle vendite del vino nel canale Horeca e il calo di presenze negli agriturismi».

La prima fase della pandemia ha messo l’agricoltura sotto stress, creando non pochi problemi di reperimento del personale. Ora quale è lo scenario?
«Con la piena ripresa delle attività agricole si andrà verso l’accentuarsi della mancanza di lavoratori necessari nelle campagne per garantire l’approvvigionamento alimentare. È urgente adottare soluzioni concordate con i sindacati, che consentano anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi. Chiediamo un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con un’importante semplificazione».

L’obbligo di Green pass per gli over 50 avrà un impatto?
«In regione i lavoratori agricoli con più di 50 anni rappresentano più di un terzo (34%) del totale. Uno nostro studio ha evidenziato come in agricoltura il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore veda impegnati stranieri provenienti anche da Paesi dove vengono utilizzati sieri come il vaccino russo Sputnik russo o il cinese Sinovac, che non sono riconosciuti in Italia con il rischio concreto della perdita dei raccolti».

Per gli agriturismi il peggio è passato oppure restano difficoltà?
«Con la ripresa dei contagi è arrivata una situazione difficile in agriturismo dopo che il 2021 si era chiuso con quasi 70mila arrivi in meno nelle oltre 1.200 strutture agrituristiche presenti in regione, rispetto a prima della pandemia nel 2019, soprattutto per effetto del crollo delle presenze degli stranieri ma anche degli italiani. Ciò evidenzia la necessità di sostegni di fronte a una situazione di sofferenza sia per l’alloggio che la ristorazione».

L’agricoltura è sufficientemente valorizzata in Emilia Romagna e riceve l’adeguata attenzione da parte delle istituzioni?
«L’agricoltura riceve molte attenzioni da parte della Regione, con la quale dialoghiamo costantemente, interfacciandoci con l’assessorato all’agricoltura e non solo. I rapporti con le istituzioni sono fondamentali e costanti perché la nostra è una terra di eccellenze, con 45 prodotti a denominazione, fra Dop e Igp. Il nostro è un comparto che necessita di costanti politiche a sostegno poiché l’agricoltura è un volano importate di tutta la filiera per l’economia del nostro territorio».

Cosa si può fare ancora di più per crescere? Puntare sulla promozione?
«È necessario un salto di qualità nel saper comunicare le nostre aziende, le nostre eccellenze, i nostri territori, la nostra storia e tutto ciò che rappresenta l’Italia nel mondo. Bisogna creare maggior valore anche attraverso una narrazione che soprattutto all’estero faccia comprendere meglio cosa significhi il made in Italy. Penso ai fondi del Pnrr e a tutte quelle misure economiche che possono essere attivate per uscire dalla crisi generata dall’emergenza Covid. All’agroalimentare italiano serviranno almeno dieci miliardi di euro per rilanciarsi nei prossimi cinque anni e gettare le basi per un futuro luminoso».

A che punto è l’utilizzo della tecnologia in Emilia Romagna?
«La pandemia Covid ha dimostrato che l’uso di nuovi strumenti digitali come l’agricoltura di precisione, i social media, le piattaforme Ict e le applicazioni per dispositivi mobili sono sempre più importanti per rafforzare i legami tra aree rurali e urbane, tra produttori e consumatori, le interconnessioni urbano-rurali ed evitare interruzioni lungo la catena del valore agroalimentare in tempi di crisi. La nostra applicazione Campagna Amica è stata particolarmente apprezzata dai consumatori, soprattutto urbani, come strumento per sentirsi più vicini agli agricoltori e per consentire la fiducia nei prodotti degli agricoltori».

Quale contributo potrà dare la nuova legge sull’agricoltura sociale?
«Le aziende diventeranno ancora di più sinonimo di inclusione sociale e di sviluppo sostenibile. L’agricoltura può evolversi esprimendo il suo ruolo sociale attraverso nuovi modelli di welfare, innovativi e sostenibili. Protagoniste sono le aziende agricole che coniugano le funzioni produttive con lo svolgimento di attività di formazione, inserimento, collaborazione con strutture socio sanitarie, servizi all’infanzia e azioni di aiuto e sostegno a diverse categorie della popolazione che, ancora di più in questo momento in cui si cerca la ripartenza, hanno bisogno di un supporto concreto».