Milano ormai compete con l’Europa. E lo «scippo» politico dell’Ema è una ferita che resta aperta

Milano sta attraversando un passaggio epocale: ha cessato di essere solo la capitale morale ed economica del Paese, ed è divenuta una delle capitali dell’Unione Europea. Gioca quindi la partita della competitività sullo scacchiere nazionale e su quello internazionale. Sul piano interno, Milano ha il compito e la responsabilità di finanziare il “sistema Italia“ e di guidare il Paese nel confronto europeo tenendolo agganciato alla realtà internazionale; e l’Italia in questi ultimi tempi sembra aver preso maggior coscienza di questo stato di fatto.

Ma ho l’impressione che il sistema-Paese continui ad essere un freno per i noti motivi legati alla storica disfunzione di alcuni settori come burocrazia e pubblica amministrazione, giustizia civile, rete infrastrutturale e dei servizi. La Ue non solo non ci aiuta nel compito, ma finisce per ostacolarci, in forza di meccanismi di formazione dell’azione politico/amministrativa che si sono nel tempo distorti e producono effetti distorcenti (perdita di ruolo della Commissione europea a favore del Consiglio europeo).

Non abbiamo dimenticato la vicenda di Ema, l’Agenzia europea per i medicinali destinata a Milano, che ci è stata soffiata all’ultimo momento a favore di Amsterdam a causa di una maldestra decisione politica. A tal proposito di importanza strategica è l’assegnazione a Milano della terza sede del Tribunale Europeo dei Brevetti. Dobbiamo ricordare che in Italia gli investimenti esteri di portafoglio (che sono investimenti nei nostri beni) sono calati in media del 15/20%. Quanto agli investimenti diretti esteri-IDE, abbiamo visto nel 2020, rispetto al 2019, il crollo del 100%, al pari di quanto avvenuto in UK ma contro un calo del 61% in Germania e del 39% in Francia.

Milano, pur presentando (grazie all’operosità, tipica della cultura lombarda, improntata al rigido pragmatismo giansenistico di stampo illuministico, teso all’achievement) una performance migliore di quella nazionale, non raggiunge gli standard delle città europee rivali. La politica da seguire è quella di attrarre investimenti stranieri per innescare il virtuoso circolo economico dell’investimento che attrae investimenti, attività e funzioni. Ed in questa logica vanno letti tutti i piani della nostra città, anche quelli edilizio/urbanistici.