«Le ferite del Covid devono ancora risanarsi»
«L’emergenza Covid ha lasciato ferite che ancora devono essere rimarginate a pieno». Enrico Postacchini, presidente di Confcommercio Emilia-Romagna, tira le somme dell’anno appena concluso, tra criticità e nuove prospettive. Dopo due anni di pandemia infatti, le attività guardano, da un lato, a un nuovo inizio, rincorrendo quella ripresa tanto auspicata durante gli anni segnati dal Covid, dove le restrizioni avevano messo a dura prova gli esercizi commerciali. Dall’altra parte, nel corso dell’anno appena terminato, il contraccolpo dei rincari si è rivelato un nuovo nemico da combattere, in molteplici settori.
«A partire dal caro-energia, passando per l’aumento delle materie prime. Anche per questo, guardando al 2022 e all’anno appena cominciato, qualche segnale di ripresa, rispetto agli anni passati, si può già intravedere – spiega – ma sarà necessario ancora del tempo: la pandemia è stata dura».
Presidente Postacchini, quali comparti hanno sofferto maggiormente?
«Nei due anni di emergenza Covid, come ben sappiamo, il commercio, i servizi, il turismo sono stati forzatamente bloccati, ma ora lentamente si riparte. Anche per questo, i dati e i risultati del 2022 sul 2021 non potevano che essere migliori, seppur ancora non si siano raggiunti i numeri del 2019. Si tratta però di una ripresa che in alcuni comparti è stata più rapida, come ad esempio per gli alimentari e i beni di prima necessità, così come la grande distribuzione, in quanto dopo un boom delle vendite online, ha ripreso anche la vendita in presenza. Per altri comparti, invece, si sta verificando più lenta. Il settore moda e calzature è infatti ancora in flessione».
A ostacolare le attività, però, sono arrivati i rincari.
«Sì, e pesano parecchio. Soprattutto per la questione energia, per le forniture, i trasporti e le materie prime: parliamo di aumenti che hanno inciso anche sui prodotti di uso quotidiano. Le attività, è vero, iniziano a vedere una ripresa dei volumi e di occupazione, ma sul fronte marginalità bisogna ancora aspettare. I due anni di pandemia hanno costretto a un indebitamento significativo, e le ferite di quei due anni necessitano ancora di ulteriore tempo per essere risanate. Una leggera crescita, superata l’emergenza, era data per scontata ma se la marginalità viene mangiata dai costi, allora persiste il problema».
Qual è l’auspicio in prospettiva dei prossimi mesi?
«Per il 2023, ci auguriamo che i costi delle forniture e dell’energia si possano calmierare. Gli interventi e gli aiuti del 2022 servivano a pagare le bollette, a non staccare le utenze, ed erano indispensabili per andare avanti. In un momento del genere, infatti, questa era una forte necessità. A lungo andare, però, bisognerà pensare anche a interventi strutturali per affrontare queste criticità. Non solo»
Cos’altro?
«Speriamo in un alleggerimento del peso fiscale, ma ci vorrà del tempo»
I saldi, cominciati da poco, hanno consentito alle attività di tornare a respirare?
«Possiamo dire che la prima settimana dei saldi invernali è cominciata bene. C’è stato un incremento in Emilia-Romagna e l’e-commerce si è ridimensionato, così da lasciare più spazio alle vendite fisiche. Seppure persista ancora questa concorrenza sleale: è lo stesso mercato, ma con regole diverse. E non va bene. I settori tradizionali voluttuari, e quindi non di prima necessità, hanno sofferto molto durante l’autunno, dove una stagione anomala e segnata anche dalle alte temperature ha rallentato le vendite autunnali. Nel mese di dicembre invece, grazie anche a festività come il Natale, c’è stata una ripresa».
Un primo barlume di speranza?
«È una tendenza che, a oggi, sembra continuare: se lo paragoniamo all’anno precedente, possiamo infatti vedere segni di miglioramento».
Anche riguardo il turismo?
«Soprattutto. In quest’ultimo anno si è verificata un’importante riscoperta delle città d’arte, che ha comportato un aumento dei flussi di turismo. E, ora, questi luoghi, possono finalmente tornare a essere popolati di visitatori. Questo aspetto è stato ulteriormente dimostrato anche durante le festività natalizie, ma in generale possiamo dire che, dopo i due anni di pandemia, si è verificato un aumento di prenotazioni incoraggiante e questi numeri ci fanno ben sperare. D’altra parte, non dimentichiamo, però, che anche il settore del turismo è stato uno dei più colpiti durante l’emergenza e anche in questo ambito la ripartenza non può essere immediata. Bisogna fare i conti con tante ferite, e una degenza piuttosto lunga»