«La Toscana saprà resistere. Ma il cibo artificiale è una minaccia»

«Il 2022 è stato uno fra gli anni più complicati che ricordi. Ma questo scenario offre anche grandi opportunità». A dichiararlo Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

Che bilancio traccia degli ultimi dodici mesi?

«Abbiamo visto e subìto di tutto: una guerra lontana che ha però messo a nudo la fragilità del nostro sistema di approvvigionamenti alimentari ed energetici, gli effetti dei cambiamenti climatici, i continui attacchi dell’Ue al nostro agroalimentare, gli strascichi della pandemia e i fenomeni speculativi che hanno impoverito famiglie e imprese. Questo mix di fattori espone oggi un’azienda su dieci al rischio di chiudere. Eppure ci sono anche tante opportunità. L’agricoltura può fornire molte delle risposte di cui il Paese ha bisogno sia dal punto di vista della produzione di cibo che di energia pulita».

Quali settori sono andati meglio? E quali hanno sofferto di più?

«Il turismo rurale ha beneficiato dell’anno più caldo di sempre, grazie alle straordinarie performance dei nostri agriturismi. Le presenze, col ritorno degli stranieri, hanno raggiunto livelli pre-Covid. La siccità aveva fatto temere il peggio ma alla fine, complice la pioggia di agosto, per vino e olio è stata una stagione buona e di qualità. Dal punto di vista quantitativo siamo in linea per il vino e in recupero per l’olio. Tra i settori che più hanno sofferto ci sono la zootecnia, il florovivaismo e le aziende di ortaggi e frutta: i costi dei mezzi tecnici sono raddoppiati, in primis il gasolio. Per effetto dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi, il 10% dei raccolti è andato perso con la siccità che è costata all’agricoltura 260 milioni di euro».

Le nuove frontiere nel settore cibo (insetti, carne artificiale) mettono a rischio la filiera toscana?

«A rischio c’è un intero sistema economico, culturale e storico. È una minaccia letale per l’agricoltura, la salute dei consumatori e la biodiversità. E questo attacco arriva dal cuore dell’Europa: vedi il semaforo ingannevole del nutri-score, al momento rinviato, o il via libera all’Irlanda a introdurre etichette allarmistiche sul vino nonostante il voto contrario del Parlamento. Nel 2023 potrebbero essere presentate le prime richieste per portare sulle tavole europee la carne prodotta in laboratorio: scenario che siamo pronti a contrastare grazie a tanti cittadini, amministrazioni e istituzioni (a partire dal Consiglio regionale) che hanno deliberato a sostegno della nostra petizione. Abbiamo raccolto quasi 400mila firme, oltre 25mila solo in Toscana, per promuovere la legge che vieti produzione, uso e commercializzazione in Italia del cibo sintetico. Sugli insetti serve chiarezza su metodi di produzione e tracciabilità: la maggior parte proviene da Paesi extra Ue, come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per allarmi alimentari».

Un’altra criticità è l’eccessiva presenza di ungulati. Qual è la situazione?

«Cinghiali, caprioli, mufloni e predatori sono tra le principali cause della chiusura di molte aziende e dello spopolamento di montagne e colline. Non sono solo un problema per l’agricoltura, ma anche per i cittadini, la salute pubblica e la salvaguardia del territorio. In Toscana, su sollecitazione di Coldiretti, è stata modificata la delibera 310/2016, per consentire agli agricoltori-cacciatori d’intervenire direttamente contro gli ungulati, dopo averne segnalato la presenza nei propri fondi. Finalmente, anche a livello nazionale, si affronta di petto l’emergenza. Chiediamo è un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della Legge 157 del 1992 che consenta di estendere i piani di controllo coordinati dalla Regioni e arrivare così a un contenimento drastico».

Cosa vi aspettate per il 2023?

«La legge nazionale contro il cibo sintetico e l’attuazione del piano invasi».

Cosa chiedete alle istituzioni toscane? E alla politica nazionale?

«Di varare la legge regionale sull’agricoltura sociale e una normativa che consenta di rimettere in funzione gli oltre 16mila piccoli invasi già presenti ma che la burocrazia rende impossibile ripristinare. Coldiretti, che lavora fianco a fianco all’Anbi regionale, è parte attiva del tavolo regionale voluto dal governatore Giani. Laghetti e invasi aziendali non assicurano solo acqua all’agricoltura ma sono un presidio di prevenzione e lotta agli incendi».