«La siccità ha falcidiato i prodotti agricoli»

Sono oltre 52mila le aziende agricole toscane secondo i dati 2020 dell’ultimo censimento generale Istat, un numero in calo del 28,3 per cento rispetto al 2010. Scende anche la superficie agricola utilizzata, in flessione del 15,2 per cento. Che l’agricoltura abbia sofferto e soffra, non ci sono dubbi. Il 2022 non è però stato un anno totalmente negativo.

Il ritorno dei turisti ha dato una boccata di ossigeno al settore, rianimando l’economia delle aree fuori dai grandi centri abitati. Dopo anni di decrescita, sono tornati all’estero i vini toscani e anche l’olio d’oliva, che pure sconta una produzione ancora troppo limitata. Non mancano le criticità, dovute per esempio al cambiamento climatico.

«E’ stato un anno drammatico per le produzioni a causa della scarsità di acqua. Chi ha potuto irrigare è riuscito a salvare il raccolto e spesso anche a produrre di più del 2021. Ma per gli altri è stato un disastro», spiega Valentino Berni, presidente di Cia Toscana. Un impatto negativo lo ha avuto anche l’incremento dei costi energetici, con il gasolio schizzato al +130 per cento, che ha colpito soprattutto il settore ortofrutticolo (per il riscaldamento delle serre) e gli allevamenti. E sono proprio legati alla scarsità di acqua e all’aumento dei prezzi energetici, ma anche ai danni da animali selvatici, le richieste a politica e istituzioni da parte di Cia Toscana.

«L’acqua – sottolinea il presidente Berni – è vitale e fondamentale per lo sviluppo delle aziende. Lo sviluppo si crea solo con la risorsa idrica e questo lo Stato deve averlo ben chiaro. Solo il 5 per cento del territorio toscano è irriguo e in alcune realtà il costo per irrigare è alto, il che fa aumentare il prezzo dei prodotti».

Altra criticità, che gli agricoltori chiedono sia in cima all’agenda della politica, sono i danni da animali selvatici. «Nessuno vuole sterminare gli animali. Ma le nostre campagne e i nostri boschi sono pieni di specie nocive, a volte pericolose anche per l’uomo. E’ indispensabile quindi riportare in equilibrio l’ecosistema – chiede il presidente di Cia Toscana – e si può fare solo con un piano nazionale e regionale per l’abbattimento di questi animali che fanno danni da milioni e milioni di euro l’anno alle aziende agricole toscane».

«Non ultimo – aggiunge Berni – chiediamo che i fondi del Pnrr, con i quali si possono costruire infrastrutture e portare sviluppo e crescita anche nel nostro settore, siano gestiti bene. Ci preoccupa infine la nuova Pac, la Politica agricola comune, che non ha a nostro avviso una visione di sviluppo del territorio».