Fabrizio Periti, direttore generale Bcc Laudense

La sfida del credito: una banca dalle radici solide e legata alla sua comunità

Una banca solida e sempre più vicina alla comunità. È questa la sfida che la Bcc Laudense sta portando avanti da anni con successo. La banca di via Garibaldi a Lodi, che ha chiuso l’ultimo bilancio approvato (quello del 2020, il 2021 verrà chiuso entro febbraio) con un utile di esercizio di 1,3 milioni di euro, si conferma un’eccellenza del territorio. La Laudense ha chiuso l’11esimo esercizio consecutivo in attivo e con dividendo ai soci (dal 2010 la sommatoria degli utili è di oltre 17 milioni di euro). I volumi d’intermediazione vedono la raccolta complessiva a +11,55% su base annua, principalmente per effetto della crescita straordinaria della componente della raccolta indiretta, che ha segnato il record di +21,96%. Per i soci della banca, circa 3.500, è stato garantito un dividendo (la somma complessiva è 254mila euro). Numeri importanti, frutto della gestione attenta del presidente Alberto Bertoli, 43 anni, in carica da due mandati, tra i più giovani d’Italia alla guida di una Bcc, e del direttore generale della Bcc Laudense, Fabrizio Periti, al timone della banca dal luglio 2008.

Direttore Periti, qual è la situazione della Bcc Laudense con la pandemia?
«Siamo una banca solida e con le idee chiare. Bcc Laudense ha confermato che la politica di prudenza e crescita paga. I risultati di bilancio evidenziano l’affidabilità di Bcc Laudense e la capacità di produrre remunerazione. Bcc Laudense è vicina al territorio, sempre. E lo abbiamo dimostrato soprattutto nei momenti difficili».

Com’è il rapporto della banca con il territorio?
«È ottimo da sempre. I clienti, soprattutto in questo periodo, chiedono attenzioni e assistenza. Non abbiamo casse self, per esempio, nelle nostre filiali. Il rapporto con i nostri operatori è fondamentale. E a questo si aggiunge la copertura sul territorio con le aperture avvenute in piena pandemia delle nuove filiali aperte nel Milanese, a San Giuliano (aperta a marzo 2020, ndr) e quella di Opera (inaugurata a novembre scorso, ndr). E puntiamo sul mantenere anche un’attenzione al sociale».

In che modo?
«Tra il 2020 e il 2021, caratterizzati dalla pandemia, abbiamo distribuito quasi 300mila euro sul territorio sotto forma di erogazioni liberali e beneficenza. Un risultato importante per noi. Siamo una piccola banca come numeri, ma stiamo dimostrando grande attaccamento al proprio territorio».

Qual è la sfida per il futuro?
«Nel 2022 porteremo all’assemblea dei soci la possibilità di cambiare il nome della Bcc da «Bcc Laudense« a «Bcc Lodi». E questa è la prima novità che porteremo durante l’assemblea in programma a maggio ai nostri soci. Poi continuiamo a guardare all’area della provincia di Milano. Ma non faremo mai il passo più lungo della gamba. Rimarremo la Bcc sempre legata alla nostra città. E l’obiettivo è quello di rendere la banca sempre più a misura d’uomo. Non possiamo cambiare il nostro modo di lavorare. Ma se c’è qualcosa che bisognerebbe cambiare, forse riguarda le regole che riguardano banche come la nostra».

In che senso?
«Il credito cooperativo non può dipendere dalla Bce, la Banca centrale europea. Bisogna tornare sotto la Banca d’Italia, magari le regole saranno più ferree, ma almeno sappiamo di cosa parliamo quando discutiamo del nostro sistema Bcc».

Cosa vi aspettate nel 2022?
«Per quest’anno ci aspettiamo di affrontare gli incentivi edilizi, un aspetto importante che riguarda il supporto alle famiglie per quanto riguarda le ristrutturazioni e il Superbonus. Ma anche il Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) è un tema che siamo pronti a gestire in prima linea. Metteremo a disposizione tutte le nostre competenze per spiegare alle aziende come ottenere finanziamenti e incentivi previsti dal Piano. Come banca manterremo il nostro ruolo: saremo consulenti ed erogatori di crediti».