Vincenzo Briziarelli, presidente di Confindustria Umbria Vincenzo Briziarelli, presidente di Confindustria Umbria

«La ripresa grazie alla manifattura. Ma il rimbalzo congiunturale diventi crescita strutturale»

Il 2021 è stato, complessivamente, anche per l’Umbria un anno di espansione dell’economia e di fiducia nella ripresa, come mostrano le stime sui dati del Pil». Così il presidente di Confindustria Umbria Vincenzo Briziarelli, che specifica come «il forte recupero è stato trainato dalla manifattura, ed è stato reso possibile grazie alla capacità di resistenza e di ripartenza delle imprese locali. Il buon andamento della campagna vaccinale ed il graduale allentamento delle restrizioni hanno poi permesso di riattivare pure la componente della domanda legata ai servizi privati, che ha ulteriormente alimentato la ripresa. Nell’ultima parte dell’anno però – sottolinea Briziarelli – il tono dell’economia si è raffreddato, per motivi legati all’incremento dei costi energetici e delle materie prime e per la diffusione della quarta ondata covid».

La sfida del futuro per il sistema economico umbro?
«Quella di trasformare un rimbalzo congiunturale in una crescita strutturale. Da questo punto di vista l’avvio del 2022 alimenta qualche fondata prudenza. Nonostante un’ampia quota di aziende abbia recuperato i toni produttivi pre pandemia, lo shock energetico sta determinando effetti molto negativi, con il ridimensionamento di alcune attività industriali e, talvolta, addirittura con la loro sospensione. La difficoltà per le aziende di riversare a valle gli incrementi di costo determina infatti una compressione dei margini con la messa in discussione della sostenibilità economica. Gli scenari geopolitici con le grandi tensioni di questi giorni; le scelte che coinvolgono le massime Istituzioni del Paese; il perdurare della crisi energetica – che potrebbe aggravarsi con l’esplodere di conflitti ai confini dell’Europa–; la frenata negli Usa e il balzo dell’inflazione sono elementi che mettono a forte rischio la risalita del Pil a inizio 2022. Tanto è vero che secondo l’ultima indagine del Centro Studi Confindustria le attese delle imprese per gli investimenti sono diventate pessimiste e la produzione è attesa in flessione».

Come intervenire?
«Per contrastare il deterioramento delle aspettative è ancora più importate, pure per l’Umbria, l’effetto che avrà sull’economia l’attuazione del Pnrr. Le proiezioni formulate a suo tempo a tal riguardo, elaborate però in uno scenario differente, consentirebbero di alimentare una crescita strutturale duratura e sostenibile. La sfida che abbiamo di fronte è quella di affrontare insieme alle Istituzioni ed alle altre forze economiche e sociali questo momento molto delicato, per cercare di creare le condizioni per lo sviluppo di un nuovo modello di crescita che aiuti a superare in maniera permanente il nodo storico del sistema regionale, rappresentato, ormai da lungo tempo, dall’andamento della produttività. Lungo questo tracciato si sta muovendo l’azione di Confindustria Umbria che già qualche mese fa ha proposto un «Patto per l’Umbria», proprio per correggere gli aspetti strutturali che limitano le potenzialità di crescita della regione».