«Intervenire subito per ridare fiato agli investimenti delle imprese»

IN UN ANNO di incertezze, serve un vero supporto da parte delle Istituzioni. Così il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi, che ha fatto il punto sulle prospettive per i mesi che ci aspettano.

Il punto sull’economia toscana nel 2023.

«Stiamo vivendo una fase economica di profonda incertezza, a livello internazionale e nazionale e ne sentiamo le ripercussioni anche in Toscana. Accanto a questo, c’è un’aggravante in più: oltre alle tensioni geopolitiche mondiali, cui adesso si aggiunge anche la questione del canale Suez; e alle condizioni finanziarie restrittive per famiglie e imprese, l’alluvione del novembre scorso ha colpito alcune zone, tra le più dinamiche della nostra economia, con ripercussioni pesanti per tutta la regione. Ormai se ne parla poco, ma restano ancora tante criticità e tante questioni aperte».

Su cosa puntare per il 2024?

«E’ difficile, quindi, fare previsioni: il Pil in Italia nel terzo trimestre resta fermo e le prime stime per il quarto mostrano un lieve calo nei servizi e nell’industria. Il recente rapporto Ocse prevede un rallentamento in Italia, stimato in crescita anche per il 2024; e temiamo che la Toscana sia in linea. Non nego che siamo preoccupati per i prossimi mesi: l’inflazione in Italia è scesa al +0,6% a dicembre, ma i tassi sono ai massimi e bloccano il canale del credito, frenando consumi e investimenti. E l’export aiuta poco: le guerre hanno altissimi costi umani, ma anche economici: fanno crescere l’incertezza e, per il momento, anche il costo dell’energia resta molto più alto del pre-crisi energetica».

Quali settori saranno più in difficoltà e quali avranno migliori performance?

«E’ difficile fare previsioni. Le cose cambiano rapidamente: il clima di fiducia a dicembre sembrava in lieve miglioramento dopo quattro mesi consecutivi di riduzione; ma i dati a consuntivo rilevano, invece, segnali di preoccupazione. In Toscana abbiamo vissuto un 2023 che ha archiviato la prima parte dell’anno con una flessione produttiva stimata dall’Irpet intorno al 5,5%; mi sto riferendo ai dati del secondo trimestre. In quel periodo, abbiamo fatto peggio della media nazionale, e ha pesato il comparto moda. A ridursi sono soprattutto le esportazioni; e ce lo confermano i dati Istat del terzo trimestre dell’anno, quando si è registrato ancora un rallentamento delle esportazioni manifatturiere, nonostante l’inflazione sia su valori sostenuti. A livello settoriale sono pochi i settori che aumentano i volumi di affari sui mercati esteri: la farmaceutica, l’alimentare, la meccanica e i mezzi di trasporto. Per gli altri settori, la parola che spiega meglio la situazione è “frenata”. In particolare, soffre il sistema moda, sia per la parte tessile e abbigliamento, sia per il comparto pelli, cuoio e calzature».

Cosa si aspettano gli industriali dalle istituzioni?

«Si aspettano che al primo posto della loro agenda ci sia l’impresa, con le sue esigenze di sviluppo e di competitività. Lo chiediamo a tutti i livelli, dall’Europa al territorio. Come le dicevo, la cifra della situazione economica è l’incertezza e non possiamo permetterci obbiettivi non chiari. La rimodulazione del PNRR va nella giusta direzione; ma tutti gli sforzi vanno concentrati in modo coordinato per consentire di vincere le sfide delle transizioni digitale ed energetica».

Ricerca, innovazione, digitale sono dei nostri giorni.

«A livello regionale, il 2024 sarà l’anno della messa a regime di una parte consistente dei fondi della programmazione comunitaria, per ricerca e innovazione, ma anche sul fronte della transizione ecologica e dell’efficienza energetica delle imprese, oltre che sulla formazione delle competenze necessarie; serve un confronto continuo tra il sistema pubblico e quello delle imprese per mettere a terra in modo efficace queste risorse. Allo stesso tempo, le aziende pretendono risposte definitive ai grandi gap infrastrutturali che da anni penalizzano la Toscana; da troppo tempo ormai attendiamo la realizzazione e l’ammodernamento di opere fondamentali per collegare la nostra regione con il resto del Paese e dell’Europa, così come la costa con lo snodo dell’alta capacità ferroviaria. E vorremmo che al massimo entro i primi mesi dell’anno sia finalmente data attuazione al nuovo piano nazionale per la Transizione 5.0 sul quale tutto il sistema Confindustria è particolarmente impegnato. Infine dobbiamo garantire tempi rapidi e certi per il sostegno alle imprese che hanno subito i danni dell’alluvione. In sostanza, chiediamo una attenzione sempre più forte ai temi dello sviluppo e dell’economia, per superare o almeno ridurre l’incertezza del contesto in cui si stanno muovendo le nostre imprese».