«Intelligenza artificiale e robot. La nuova frontiera dello sviluppo»
Il pallino di creare «ciò che sul mercato non c’è» è la molla che ha spinto l’evoluzione dell’azienda fondata nel 1985 da Fabrizio Bernini, oggi al timone del Gruppo Zucchetti Centro Sistemi (Zcs) e presidente di Confindustria Toscana Sud. Ha attraversato la pandemia volando alto, proprio mentre altre imprese pagano ancora il conto al Covid e agli effetti della guerra in Ucraina.
Dal digitale all’energia rinnovabile, dal software in cloud all’intelligenza artificiale, dalla robotica alle piattaforme energetiche, fino ai sistemi di navigazione satellitare, Zucchetti ha agganciato la locomotiva della crescita e pianifica il futuro con nuove «creature» nate nel laboratorio delle idee, l’area ricerca e sviluppo del Gruppo. Dietro l’angolo, c’è la costruzione di un edificio di oltre seimila metri quadrati, accanto al Logistic Hub, a Terranuova Bracciolini, nel Valdarno aretino. Un «investimento del valore di 7 milioni di euro», spiega Bernini che ha in testa «la creazione di un polo di eccellenza tecnologica del made in Italy dedicato alla robotica».
In numeri e volumi: trentamila metri quadrati di spazi suddivisi tra uffici, produzione e logistica dove concentrare le diverse fasi di ideazione, progettazione, assemblaggio e commercializzazione dei robot tagliaerba professionali. Come «Ambrogio», che gira sui prati di mezza Europa e in trenta Paesi del mondo, «un progetto che ci ha dato molte soddisfazioni». Ma Bernini non si ferma e sta per lanciare la nuova creatura: «Un robot tagliaerba completamente autonomo e senza fili dotato di gps ad altissima precisione tecnologica. Lo presenteremo a breve» insieme all’altro nato in casa Zucchetti: un drone che vola nell’acqua. «E’ un prodotto che finora non esisteva, ideato, progettato e sviluppato e realizzato in azienda, in grado di muoversi sott’acqua e pulire le pareti delle piscine».
Nel campo delle rinnovabili, tra gli asset strategici dell’azienda, l’ultima frontiera riguarda «l’idrogeno verde come energia green da impiegare per uso domestico e e per alimentare le vetture elettriche. Stiamo lavorando a progetti innovativi dopo sperimentazioni che conduciamo da anni su questo filone», sottolinea Bernini. Nel quartier generale di Terranuova Bracciolini, interamente ricoperto di pannelli fotovoltaici che producono un megawattore al giorno e garantiscono «la completa autonomia energetica dell’azienda», tira la riga sotto l’anno appena chiuso.
«Abbiamo registrato un importante incremento rispetto al 2021 e all’anno precedente: nel 2020 il fatturato era di 97 milioni, nel 2022 si è attestato a 660 milioni di euro, con un + 167 per cento rispetto al 2021. L’ascesa va di pari passo con nuove assunzioni: negli ultimi due anni il Gruppo ha superato quota 500 dipendenti (la metà giovani laureati e specializzati); nel 2022 sono state sessanta le nuove assunzioni e una trentina sono in programma entro il 2023. Nell’indotto valdarnese, invece, Zcs dà lavoro a 150-200 persone. Infine le acquisizioni di «aziende a Pisa, Milano, Treviso e Salerno che ci permettono di crescere e delle quali si occupa mia figlia».
Chiara Bernini ha 34 anni, è al fianco del padre dopo una formazione specialistica in finanza e fondi di investimento. «Sono fiero di lei e del fatto che in azienda ha dimostrato di essere un valore aggiunto, di arricchimento, passione e di conoscenza ». Cuore di babbo, si direbbe, ma c’è di più. C’è l’idea di «puntare sui giovani che hanno acquisito competenze attraverso lo studio e la formazione e con loro guardare al futuro. Sono interessato a persone che hanno una passione, come la mia, la stessa di quando entrai in un’azienda a programmare e montare i primi televisori a colori. Poi chiuse, io rimasi male, feci una croce per terra e giurai che non sarei stato più dipendente di qualcuno. Mi misi in proprio, costruivo programmi per gestione aziendale e da lì sono partito, fino al 1985 quando ho aperto la mia azienda dove oggi passo gran parte della giornata a studiare, progettare, innovare».
Pensando al futuro che per Bernini è già qui, la parola chiave è «innovazione. E’ fondamentale per le aziende perché consente di stare sui mercati da protagonisti e avere la flessibilità giusta per adeguarsi alle richieste. Altrimenti, il rischio è restare indietro rispetto al mondo che corre». Non a caso il «cuore» dell’azienda è l’area ricerca e sviluppo: qui le idee prendono forma e ogni anno il budget aziendale prevede investimenti che oscillano tra i tre e i quattro milioni. E’ qui che nasce l’evoluzione tecnologica di «Ambrogio», è qui che il drone vola nell’acqua. E’ qui che il futuro è adesso.