«In prima linea per garantire sviluppo»

Giovanni Monti, presidente di Legacoop Emilia Romagna, si riesce a guardare al futuro con ottimismo nonostante il boom di contagi di queste settimane?
«L’ottimismo c’è sempre, ma va sostenuto da azioni concrete. Da oramai due anni stiamo confrontandoci con una pandemia che non ha eguali nella storia recente, che si diffonde in un pianeta fortemente interconnesso e con gravissime criticità di carattere ambientale. Questa situazione ha spinto tutti – singoli individui, organismi sociali e istituzionali, imprese – a elaborare strategie nuove per vivere e per sopravvivere. Non tutte sono altrettanto efficaci, ma molte sì. In generale, le cooperative si sono evolute, hanno implementato servizi, processi e prodotti nuovi, adeguati ad affrontare con responsabilità queste emergenze, creando e assicurando lavoro di qualità, reddito, coesione sociale».

La ripresa è realtà in Emilia Romagna?
«La ripresa in Emilia Romagna è solida, ma il rincaro e la carenza di materie prime e i costi dell’energia assommati alla diffusione del Coronavirus rischiano di rallentarla. Le aziende energivore, e non sono solo quelle della manifattura, pur in presenza di una domanda forte stanno valutando di sospendere le attività perché i costi superano i ricavi. Penso anche alla filiera delle costruzioni e dell’abitare. È un bel paradosso che avrebbe effetti pesanti su tutta la catena del valore e al di là dei confini delle singole imprese. Chi finirà in cassa integrazione o, addrittura, perderà l’impiego, avrà meno disponibilità economica e acquisterà meno, soprattutto se le tendenze inflazionstiche saranno durature. È un cane che si morde la coda e il costo più alto finirà per pagarlo chi ha meno».

A quali conseguenze porterà il caro energia?
«Le conseguenze sono già visibili in tutti i settori e nei portafogli delle famiglie. Occorre investire di più nelle rinnovabili e, nel frattempo e con tutte le cautele del caso, bisogna incrementare l’estrazione di gas metano dalle piattaforme già in esercizio per raddoppiare la produzione ed essere meno dipendenti dalle forniture estere. Governo e Unione europea hanno il dovere di indicare quale sia la strada da percorrere per contenere questi aumenti».

La cooperazione emiliano-romagnola come affronta questa situazione?
«Stiamo facendo un ragionamento con tutti i protagonisti della filiera cooperativa per cercare di salvaguardare il potere d’acquisto dei consumatori e, al tempo stesso, garantire margini sufficienti ai produttori. In particolare, questo riguarda la filiera che va dalla produzione agroalimentare alla trasformazione, passa per la logistica e arriva alla grande distribuzione. La buona volontà c’è da parte di tutti gli attori, ma è evidente che senza interventi importanti da parte del Governo e dell’Unione europea il rischio di entrare in una fase recessiva c’è tutto».

Che anno è stato il 2021?
«Per ristorazione, eventi e spettacoli e alcune realtà dei servizi, il 2021 è stato negativo, in parte mitigato dagli interventi varati a livello governativo, come la Cig e i ristori. Per altre il 2021 si è chiuso con buoni bilanci, in particolare per chi esporta. In generale, la cooperazione ha registrato trend di crescita in sintonia con quelli delle altre imprese, in alcuni settori andando anche oltre la media regonale».

Come ha reagito il sistema cooperativo alle difficoltà generate dal Covid, da quelle di mercato all’aumento di burocrazia?
«Con senso di responsabilità e coinvolgendo le socie e i soci per far sì che venissero osservate tutte le misure di prevenzione. La partecipazione e la trasparenza hanno fatto la differenza. La percentuale di persone vaccinate è molto alta e c’è un rigoroso rispetto delle regole: questi due fattori hanno garantito elevati standard di sicurezza all’interno e nel rapporto con gli stakeholder consentendo alla gran parte delle cooperative di proseguire nelle proprie attività. Certo, l’accavallarsi di informazioni a volte contraddittorie e l’emanazione di regole non sempre comprensibili o di buonsenso hanno creato alcuni problemi, ma nulla che mettesse in discussione l’operatività delle imprese».

L’obbligo vaccinale per gli over 50 porterà alcune imprese a ritrovarsi sguarnite?
«Nei momenti di maggiore diffusione di Omicron si stima che fosse impossibilitato a lavorare, perché in isolamento, il 10% del personale delle aziende, cooperative e non, dell’Emilia Romagna. Fortunatamente nel 99% dei casi le situazioni si sono risolte restando a casa, senza necessità di ricoveri in ospedale e questo risultato è dovuto ai vaccini. Il problema non è l’obbligo per gli over 50, i problemi nascono se non ci si vaccina».

Anche l’Emilia Romagna beneficerà dei fondi del Pnrr. Quali priorità per Legacoop?
«Rigenerazione urbana e dell’abitare, energie rinnovabili, logistica, agricoltura sostenibile, servizi e spazi per il sostegno alle persone fragili e alle famiglie sono tra le priorità sulle quali stiamo lavorando con i settori e i territori, anche avvalendoci delle consulenze di Prometeia e di Nomisma. Sono tutti interventi che trovano linee di finanziamento nelle sei missioni del Pnrr che promuovono la transizione ecologica e digitale del paese».