Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana

«Il 2022 la resa dei conti. Se non interviene l’Europa lavoro e occupazione a rischio»

Sono preoccupate le imprese del terziario. Il 2022 si è aperto in mezzo a mille difficoltà, tra rincari delle materie prime e dell’energia e con i consumi che non decollano. A rischio migliaia posti di lavoro.
«Temo che sarà l’anno della resa dei conti, se il Governo e l’Europa non intervengono con un piano strategico più consistente per sostenere imprese e occupazione. Senza la proroga della cassa integrazione e di fronte ad un mercato ancora fiacco, tante imprese sono costrette a licenziare, non senza dolore. Solo nel terziario ci sono almeno 30mila dipendenti che rischiano di perdere il posto di lavoro: un’ecatombe».

È quanto afferma il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni. «A fine primavera 2021 cominciavamo a rivedere la luce, sembrava tornare tutto, non dico alla normalità, ma a livelli accettabili. Poi, da fine novembre – sottolinea – siamo ricaduti nell’incubo. Tra quarantenati, positivi, smart working e Dad, ci sono giorni in cui le nostre diventano città fantasma. È vero, il Governo ha evitato il lockdown totale grazie a campagna vaccinale e green pass, ma il clima di paura che respiriamo ormai da due anni ha un effetto drammaticamente depressivo sui consumi».

Secondo le stime di Confcommercio, si è fatto un passo indietro di trent’anni. «Ogni toscano ha speso in un anno oltre duemila euro in meno rispetto al 2019, l’ultimo pre Covid: una diminuzione che ha colpito di più aree come turismo, ristorazione, cultura, moda. Senza occasioni sociali, acquistare un abito nuovo è diventato uno sfizio che si preferisce rimandare a tempi migliori. Ma sono penalizzati anche alberghi, teatri e cinema. Senza contare che lo stare chiusi in casa ha fatto aumentare l’e –commerce, penalizzando i negozi di vicinato: potrebbero sparirne 20mila in Toscana».

Non va meglio per la ristorazione toscana, che solo nel 2020 ha perso più di tre miliardi di euro: «Un dato negativo che interessa l’intera filiera, a partire dalle produzioni agricole. Senza gente al ristorante si consuma meno vino, olio e prodotti tipici». Insomma, anche se il Pil italiano nel 2021 ha ripreso a crescere, l’onda lunga della crisi pandemica per alcuni settori è ancora uno tsunami.

«A questo si aggiungono inflazione e caro bollette, che – ricorda il direttore di Confcommercio Toscana – impattano in maniera significativa sui conti di famiglie e imprese. So di aziende che sono arrivate a pagare fino al triplo per energia elettrica e gas. I ristori ricevuti non bastano neppure a saldare le bollette, figurarsi a mantenere i dipendenti. Ricorrere ai licenziamenti è uno strumento di legittima difesa. Ma sarà come gettare al vento anni di sacrifici, di formazione e di esperienza, quel saper fare che solo un dipendente ben preparato può possedere ai massimi livelli».

«Quando ripartirà l’economia – conclude Marinoni – tutte le nostre imprese saranno più povere, senza le persone alle quali ora sono costrette a rinunciare. Sarà più povero tutto il nostro Paese, che così rinuncia ad un modello produttivo e distributivo che ha creato uno stile di vita invidiato nel mondo».