Gruppo Hera, «Idrogeno e biometano. La transizione energetica è già qui»

L’EMILIA-ROMAGNA è una regione cruciale per lo sviluppo del Paese grazie a un tessuto di aziende attive in vari settori che, anche lo scorso anno, hanno registrato una notevole crescita nonostante uno scenario macroeconomico complesso. Tra queste rientra il Gruppo Hera, la multiutility che affonda le proprie radici a Bologna e che fornisce energia, acqua, servizi ambientali a circa 5 milioni di cittadini. Un colosso con oltre 10.000 dipendenti che, per il 15° anno consecutivo, si è affermato tra le aziende Top Employer italiane per la gestione delle risorse umane. E che ora si ritrova alla prova della transizione energetica, con il compito di accompagnare i territori nei quali opera a raggiungere i traguardi posti dalle politiche europee e nazionali.

«Siamo consapevoli di avere una grande responsabilità – spiega Cristian Fabbri, presidente esecutivo del gruppo Hera –. In oltre vent’anni di storia, abbiamo messo al centro della nostra strategia lo sviluppo sostenibile dei business e delle comunità servite, ponendo sempre la generazione di valore come cardine del rapporto con tutti i nostri stakeholder, a partire dall’ecosistema territoriale fino ai clienti, gli azionisti, i lavoratori, i fornitori e le nuove generazioni». In quest’ottica la crescita del margine operativo lordo e dell’utile netto dell’azienda si è accompagnata a un’importante distribuzione di valore aggiunto – 30 miliardi di euro dal 2002 al 2022 –, con investimenti prevalentemente concentrati nei territori presidiati.

Il piano industriale appena presentato prevede oltre 4,4 miliardi di euro nel periodo 2023-2027, di cui oltre il 60% pari a 2,7 miliardi, proprio in Emilia-Romagna. Gli investimenti saranno indirizzati ad accelerare il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica e aumentare ulteriormente la resilienza di reti e impianti, inoltre, come spiega Fabbri «ci permetteranno di traguardare al 2027 un margine operativo lordo di 1,65 miliardi di euro, con un incremento del 28% rispetto al 2022 e un aumento dei dividendi di pari dimensione». In particolare «il 40% degli investimenti contribuirà a rendere ancora più resilienti le nostre infrastrutture per garantire qualità e continuità dei nostri servizi, anche in condizioni climatiche avverse come quelle sperimentate negli ultimi anni». Tra i target importanti in ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale spiccano «la riduzione delle emissioni climalteranti del 29% e l’impegno nella rigenerazione delle risorse. Inoltre, nei cinque anni di piano contribuiremo allo sviluppo delle comunità locali distribuendo 10 miliardi di valore economico agli stakeholder dei territori nei quali operiamo».

Per ridurre le emissioni la multiutility punta sull’efficienza e riqualificazione energetica, sullo sviluppo di fonti rinnovabili come il fotovoltaico, sul teleriscaldamento, sulla produzione di green gas, come il biometano e l’idrogeno, e sulla promozione di consumi più efficienti e sostenibili da parte dei clienti. Tra le più importanti iniziative rientra infatti lo sviluppo ulteriore del teleriscaldamento, con l’obiettivo al 2027 di aumentare del 30% il calore prodotto dai termovalorizzatori e da fonte geotermica. Le progettualità su Bologna, Ferrara e Forlì sono un esempio concreto della direzione intrapresa e, da sole, porteranno a una riduzione annua di 35 mila tonnellate di anidride carbonica.

«Con una visione strategica e soluzioni diversificate per perseguire la neutralità di carbonio, la rigenerazione delle risorse e abilitare la resilienza nei territori in cui operiamo, anche grazie alle nostre competenze multibusiness, stiamo portando avanti numerose iniziative e progettualità concrete per accompagnare imprese, cittadini e pubbliche amministrazioni lungo tre assi: energia rinnovabile, idrogeno e biometano – aggiunge l’amministratore delegato Orazio Iacono –. Un impegno che trova conferme anche nel nuovo piano industriale, con il margine operativo lordo a valore condiviso che supererà nel 2027 il miliardo di euro, registrando un aumento del 55% in valore assoluto, superiore al tasso di crescita del MOL complessivo, a testimonianza del peso crescente delle iniziative che, oltre a generare margini per l’azienda, sono in linea con gli obiettivi dell’Agenda Onu. Oltre il 70% degli investimenti in arco piano sarà destinato a progetti di sostenibilità».

Per quanto riguarda quello che viene considerato il vettore energetico del futuro, il Gruppo Hera, capofila, realizzerà con Snam entro il 2026 una Hydrogen Valley a Modena in grado di produrre fino a 400 tonnellate di idrogeno rinnovabile l’anno, che sarà utilizzato non solo per alimentare i mezzi del trasporto pubblico locale, ma anche per supportare la progressiva decarbonizzazione dei processi produttivi di alcune grandi aziende emiliane. Senza dimenticare l’impianto power to gas al potabilizzatore di Bologna, che trasformerà energia rinnovabile in idrogeno e poi biometano, e l’impianto recentemente inaugurato a Spilamberto (Modena) in partnership con Inalca del Gruppo Cremonini, che già produce biometano e compost dai rifiuti organici della raccolta differenziata di Modena e provincia, dagli scarti dell’industria agroalimentare locale e dal processo produttivo delle carni.

«È nostra intenzione portare avanti il percorso verso la transizione energetica coinvolgendo tutti gli attori in campo, dai cittadini alle istituzioni fino alle imprese, perché per affrontare la sfida della transizione ecologica è imprescindibile lavorare a livello di ecosistema – va avanti –. Per questo motivo abbiamo avviato da tempo importanti collaborazioni con altre aziende del territorio». Ne sono un esempio le partnership come Elior, Camst, Cirfood, lo stesso Gruppo Cremonini e Aeroporto di Bologna.