«Crescita possibile. Norme semplici e investimenti grazie al Pnrr»

Preoccupazione per l’andamento dell’economia 2023. Il presidente regionale di Confindustria Maurizio Bigazzi fa il punto sulle richieste delle aziende alle istituzioni per affrontare un anno difficile. Il Pil italiano ha avuto una crescita nel biennio 2021-2022, ma le previsioni 2023 indicano una frenata.

Quali sono le cause?

«Bisogna risalire al 2021, che ha avuto una crescita pari a circa il +6% ed anche il 2022 aveva fatto ben sperare. Era iniziato con grande slancio per l’economia toscana, con turismo e moda, che grazie ad una favorevole domanda internazionale, stavano facendo da traino per la nostra economia. L’inizio della guerra tra Russia e Ucraina ha mutato lo scenario. Ha acuito le tensioni energetiche e inflazionistiche e le aspettative per l’anno sono diventate sempre più preoccupanti. Nonostante questo, la Toscana ha mostrato una grande capacità di tenuta e di adattamento, tanto che siamo cresciuti, anche se di poco, sopra la media nazionale che è stata del 3,5% mentre noi abbiamo avuto il 3,9%. Lo ha rilevato Irpet nel suo ultimo rapporto. Ma il futuro ci preoccupa. Lo scenario per il 2023 è molto incerto e non concede spazio all’ottimismo. Stiamo guardando alla guerra in Ucraina. Dinamiche che si riflettono sul secondo grande attuale problema: l’inflazione che ad oggi chiude il 2022 a +8,1% segnando l’aumento più ampio dal 1985 a causa dall’andamento dei prezzi dei beni energetici (+50,9% in media l’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). In questo contesto, la BCE per contrastare la ripresa dell’inflazione ha dovuto aumentare i tassi di interesse. Questo processo utile a frenare l’aumento dei prezzi, potrebbe rappresentare il terzo elemento di preoccupazione nel breve periodo: aumenta il costo del credito per le famiglie e le imprese e frenano gli investimenti ma anche i consumi. E poi, c’è il quarto elemento di preoccupazione ed è ancora legato agli sviluppi futuri della pandemia relativamente alla quale regna ancora incertezza in particolare su quanto sta accadendo in alcuni Paesi per noi strategici come la Cina»

Quali previsioni per la Toscana?

«Il quadro resta molto incerto. Difficile fare previsioni. L’Irpet ha stimato per la regione un tasso di crescita del Pil intorno allo 0,6% ma ci sono troppi elementi di instabilità per poter ancorarci ad un numero».

Cosa vi aspettate dal nuovo governo centrale e quali sono i provvedimenti necessari per la Toscana?

«La manovra di bilancio è volta a sostenere il ciclo economico cercando di tamponare le criticità dovuto al caro energia sia per le famiglie che per le imprese. Le risorse sono limitate ed è per questo che una grande opportunità per la ripresa in questa fase è rappresentata dal Pnrr. L’implementazione del piano potrebbe contribuire a migliorare la crescita del Pil e dell’occupazione. Il governo centrale e quello regionale devono agevolare l’attuazione dei progetti. Se poi guardiamo più all’interno della nostra regione, l’imperativo è uno solo: semplificare. E non dimentichiamo che per vincere la corsa industriale sono necessari gli Eurobond, risorse europee trasversali a tutte le filiere ».

Un migliore accesso al credito per le aziende e un potenziamento delle infrastrutture: cosa sarà più determinante nel 2023?

«Entrambe. Le aziende hanno bisogno di infrastrutture adeguate per lavorare e di conseguenza per reggere la competizione con i mercati del mondo. La lista è lunga, a partire da un sistema aeroportuale adeguato. Le imprese però hanno altrettanto bisogno di credito, perché il recente rialzo dei tassi della Bce infatti, si sta portando dietro una serie di impatti penalizzanti. Il rialzo, in effetti, ha già iniziato a trasferirsi sui tassi pagati dalle imprese in Italia e il nostro centro studi nazionale stima che il costo del credito per le imprese possa aumentare di 2,3miliardi in un anno, che rischiano di aumentare a 6,8miliardi se il rialzo dei tassi seguirà pienamente quello dei Btp. L’aumento dei tassi sul credito arriva in una situazione complessa: il maggior costo degli input come l’energia sta riducendo il livello di liquidità delle imprese, in particolare di quelle medio-piccole. Di conseguenza quindi, da un lato aumenta la domanda di credito a breve termine da parte delle imprese, dall’altro si riduce quella per il lungo termine solitamente richiesta per finanziare investimenti. Molte imprese devono ancora rientrare con l’indebitamento accumulato nel primo lockdown e adesso avrebbero la necessità di alleggerire il peso del debito allungando i tempi di rimborso, mentre sono costrette a indebitarsi ulteriormente».

Cosa chiedete alla Regione?

«L’attuazione del Pnrr porterà una consistente mole di investimenti, nel campo delle energie rinnovabili, del riciclo e della gestione dei rifiuti, dell’innovazione, che vanno concretizzati. E per farlo occorre un’opera di semplificazione forte sia del quadro normativo, partendo proprio anche dalla disciplina del governo del territorio, sia sotto il profilo organizzativo per consentire alla macchina regionale di affrontare le sfide che il Pnrr ci pone. Il Pnrr è la nostra autentica opportunità di crescita».