Cooperazione mutualità e localismo: «Noi, eredi di una tradizione»

Un modo differente di fare banca. È questa la vision al centro del progetto di Banca Centropadana, Istituto di Credito Cooperativo caratterizzato da una formula imprenditoriale specifica, un codice genetico costituito da tre molecole fortemente interconnesse tra loro: quella della cooperazione, quella della mutualità e quella del localismo, che si traduce in impresa a proprietà diffusa, orientamento alla sostenibilità, legame totale e permanente con il territorio lombardo, dove vanta 38 filiali sparse tra Lodi, Pavia e Milano (San Donato Milanese e San Colombano al Lambro).

Alle sue spalle ha un centinaio di anni di storia e i principi che la animano sono ancora quella dei padri fondatori: la prima esperienza di credito cooperativo fu inaugurata nel centro di Codevilla in provincia di Pavia da un gruppo di 25 soci guidati dall’arciprete Don Ferdinando Lasagna che riuscirono a imporsi sulle banche costituendo la Cassa Rurale di Depositi e Prestiti di San Pio, mossi dalla volontà di permettere ai cittadini di salvaguardare i risparmi.

Angelo Boni, presidente di Banca Centropadana, spiega: «Essere una Banca di Credito Cooperativo comporta essere eredi di un’importante tradizione che si esplica in un forte legame con il territorio e i suoi abitanti. Non per questo non volgiamo lo sguardo al futuro: siamo consapevoli delle sfide che ci attendono e crediamo fermamente nell’importanza del ruolo che i giovani avranno nell’affrontarle e, perché no, risolverle. Vogliamo costruire con tutte le ragazze e i ragazzi un rapporto sempre più solido che porti ad un proficuo scambio indirizzato alla crescita comune».

Anno dopo anno, la banca è riuscita a estendere la sua influenza su tutto il territorio pavese e lodigiano incorporando piccole casse rurali e creandone di nuove ed è solo nel Duemila che nasce ufficialmente Banca Centropadana: allora era presente in più di 80 comuni del territorio, contava 4mila soci e 175 collaboratori. È riuscita a superare con coraggio le crisi del nuovo millennio e da poco per poter presidiare sempre al meglio le mutate necessità della propria clientela, ha avviato una ridefinizione del proprio modello distributivo basato sulla portafogliazione e sulla creazione dei micromercati, realtà progettate in base a criteri di dimensione e prossimità territoriale, articolati in hub, filiali grandi, e spoke, filiali satellite.

Pianificazione che è stata confermata anche da Luca Barni, direttore generale della banca: «Nell’ultimo anno abbiamo avviato un importante percorso di rinnovamento che ci ha permesso di consolidare in modo significativo il nostro ruolo di banca di riferimento per il territorio lodigiano. Non ci fermiamo qui: la nostra area di competenza copre anche la provincia di Pavia e per questo vogliamo intraprendere un’importante azione di riposizionamento per costruire anche qui quel ruolo da protagonisti che già ricopriamo sul territorio lodigiano. Per questo è da poco entrato a far parte della nostra squadra Marco Gambuti, persona di lunga esperienza e grande valore che, quale figura di riferimento per il territorio di Pavia, accompagnerà i suoi collaboratori, e con loro tutto il nostro istituto, in questo sfidante, ma non meno affascinante, percorso di crescita sul territorio di Pavia».

Nel percorso di crescita continuano a svolgere un ruolo fondamentale i soci, che rappresentano ancora la colonna portante di tutta l’impalcatura, e la dimensione sociale dell’azienda, la quale scaturisce dal suo patrimonio genetico e si concretizza attraverso il sostegno diretto a progetti culturali, didattici e sportivi rivolti alla collettività.