Agricoltura Emilia Romagna

«Bisogna difendere le nostre produzioni»

I tagli agli aiuti Pac (politicaagricola comune) fino al 50 per cento lasciano basiti gli agricoltori, così come il caro energia e la fiammata dei prezzi delle materie prime. «Serve un piano di difesa, e attacco, delle nostre produzioni di qualità che sostenga il potenziale delle imprese e tuteli le risorse umane impiegate», dice il numero uno di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini. Occorre agire (in fretta) per salvaguardare l’agroalimentare regionale e continuare a garantire cibo sicuro e salubre alla comunità.

Presidente Marello Bonvicini, il 2022 comincia senza l’auspicata ripresa. Il primo messaggio a chi lo rivolgete?
«Alla gente e alle istituzioni. L’agricoltura ha svolto un ruolo preminente nei due anni della pandemia, ma adesso invoca supporto. Se saltano le aziende agricole, salta il rilancio socioeconomico del territorio e la tracciabilità alimentare. Così rischiamo di diventare un Paese trasformatore di prodotti agricoli».

Come si può salvare il made in Italy?
«Con una strategia nazionale che sia espressione delle peculiarità territoriali. Ci sono ostacoli che oggi minacciano la tenuta del sistema agricolo e il percorso verso la transizione ecologica ed energetica».

L’accesso al credito.
«Certo. L’agricoltura moderna e competitiva ha bisogno di investimenti anche importanti. Le aziende stanno vivendo una crisi di liquidità senza precedenti, acuita dai folli rincari di luce e gas che hanno fatto volare i costi delle materie prime e di mezzi tecnici insostituibili quali fertilizzanti e agrofarmaci. Gli imprenditori chiedono quindi più strumenti finanziari e agevolazioni soprattutto a fronte della riduzione dei fondi comunitari ».

Il Covid ha rallentato i flussi d’ingresso dei lavoratori stranieri creando carenze di manodopera: potatori, raccoglitori di frutta e ortaggi, addetti al settore zootecnico o conduttori di macchine agricole. L’allarme già lanciato dai vertici di Confagricoltura mira a prevenire situazioni emergenziali.
«L’Emilia-Romagna non può fare a meno dell’occupazione agricola che proviene dall’estero, in particolare dall’Est Europa. Sebbene sia aumentata nei campi la forza lavoro italiana, non può comunque sopperire alle necessità dell’intera annata agraria. Pare poi del tutto fuori luogo pensare di risolvere il problema incrementando il numero di voucher a pensionati e studenti».

Quali ripercussioni avrà la vaccinazione obbligatoria per gli over 50?
«Potrebbe disincentivare ulteriormente l’arrivo dei lavoratori dall’estero soprattutto coloro che si sono vaccinati con sieri non riconosciuti dall’Unione Europea, Sputnik o Sinovac per esempio. Il 15 febbraio scatta l’obbligo vaccinale, non dobbiamo farci trovare impreparati».

Incombe, tra l’altro, anche l’incubo della peste suina africana.
«Da tempo diamo voce al grido disperato di agricoltori e allevatori per i continui danni alle colture causati dalla fauna selvatica e dai cinghiali in primis, che sono il principale vettore di diffusione della Psa. Ora ci attendiamo una azione di contrasto repentina da parte della Politica. Confagricoltura Emilia Romagna ha chiesto un apposito piano di eradicazione per ridurre drasticamente la presenza di questo ungulato sul territorio. Diventa prioritario preservare il patrimonio suinicolo regionale e tutta la filiera delle carni e dei salumi».

Peraltro i salumi insieme ai vini stanno pagando cara la risalita dei contagi.
«Le aziende vitivinicole legate al canale Horeca non fatturano dallo scorso 24 dicembre. Non va meglio ai produttori di vino che vendono nella Gdo per via del blocco dei listini all’origine nonostante Confagricoltura abbia sollecitato un aggiustamento dei prezzi a fronte dell’impennata dei costi aziendali. Risultato: chi non accetta i listini inalterati resta tagliato fuori dal mercato».

Il 2022 è iniziato male anche per gli agriturismi.
«Di fatto la pandemia blocca gli spostamenti, azzera le prenotazioni di pranzi e cene. Le strutture sono costrette a sospendere l’attività: è un lockdown forzato. Servono risorse straordinarie per agriturismi e fattorie didattiche, mete sempre più ambite dai viaggiatori, che rafforzano e completano l’offerta turistica emiliano-romagnola».