2026, non relegate le piccole aziende a mere esecutrici di contratti capestro

«L’eredità delle Olimpiadi non sarà solo materiale ma anche di un diverso modello di rapporto fra pubblico e privato». Ne è convinta Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance, che guarda alle Olimpiadi, come alla messa a terra del Pnrr, come occasioni uniche per stabilire un nuovo modello, imprenditoriale e – perché no? – anche sociale.

Presidente, quanto è ancora lunga la strada in Italia per sfondare il famoso “tetto di cristallo“ che impedisce alle donne di far carriera al pari degli uomini?

«Il tetto di cristallo è sempre meno difficile da superare, ma c’è ancora della strada da fare. Nel settore delle costruzioni, da sempre considerato un comparto molto maschile, il peso femminile è in crescita, anche se in percentuale molto ridotta. Segna, in particolare, un minore “gender gap“ sui redditi. Nel comparto dell’edilizia infatti sono le donne ad avere una retribuzione maggiore rispetto agli uomini e ciò è facilmente spiegabile per il ruolo e le funzioni aziendali che hanno le donne che operano in edilizia rispetto al totale dei lavoratori. Il cantiere ha poca attrattività per l’occupazione femminile che, invece, cresce in funzioni di coordinamento, dove è richiesta competenza digitale, amministrativa e ingegneristica. Possiamo dire che le donne sono sempre più presenti dove sono necessarie»

Quali sono i principali problemi di questo periodo per le imprese associate?

«Mancanza di liquidità e il rischio Paese. Ci sono ancora pagamenti arretrati del 2021 per LLPP: le imprese non possono essere la “cassa“ delle stazioni appaltanti. Inoltre le imprese, che hanno creduto in una strategia di crescita che si è interrotta con retroattività degli effetti, hanno cassetti fiscali strapieni di crediti. La seconda questione riguarda quello che ho chiamato “rischio paese”, ovvero la grande incertezza sui tempi della messa a terra del PNRR e dei prezzi delle gare; la paura di investire su nuove opportunità offerte dopo essere stati bruciati come per il superbonus 110%; i tempi burocratici che rimangono una zavorra».

Ha visto segnali positivi nella conciliazione fra lavoro e famiglia nell’ultima legge di bilancio del governo Meloni?

«Sì, l’incremento all’80 per cento dell’indennità per un mese di congedo parentale rappresenta sicuramente un’ulteriore e valida misura di conciliazione tra tempi di vita e lavoro che si aggiunge ad altre precedenti previsioni che hanno interessato, tra l’altro, il congedo di paternità».

Più in generale, cosa servirebbe per dare una reale svolta secondo la sua esperienza?

«A mio avviso l’Italia non mai avuto una vera strategia di infrastrutture per la famiglia. Le donne hanno un limite nell’accesso al lavoro: asili, scuole e strutture sanitarie pediatriche sono inadeguate. La famiglia, e le donne in particolare, devono poi farsi carico degli anziani e anche qui mancano infrastrutture. Se fossimo dotati di strutture adeguate forse potremmo invertire lo spaventoso calo demografico che da anni caratterizza il Paese e ridare dignità all’invecchiamento».

Il tema del PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza)resta centrale per il futuro dell’Italia. Che giudizio dà finora sull’uso dei fondi? È preoccupata per i tempi lunghi nello stanziamento delle risorse e nella successiva esecuzione dei progetti?

«Non ci dobbiamo dimenticare che dei 222 miliardi del PNRR, 108 miliardi sono destinati a impattare sul settore delle costruzioni. Ci sono ancora molte tappe critiche da superare prima di cantierizzare le opere previste. Bisogna accelerare perché non possiamo rinunciare a questa opportunità e lo dobbiamo fare tutti insieme facendo diventare concreto il principio di fiducia tra pubblico e privato che il nuovo codice ha introdotto».

Altro tema “caldo“, le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Si parla da tempo di ritardi nei cantieri e di problemi nella realizzazione degli impianti previsti. Si sta facendo abbastanza? Cosa servirebbe per accelerare le procedure?

«È imperativo che le opere previste vengano messe in gara con prezzi adeguati, aggiornati ai mutati valori di mercato. Burocrazia e lentezza nell’attuazione dei provvedimenti sono l’altra grande incognita. Sottolineo inoltre come, per affrontare nei tempi previsti il carico di lavoro è necessario il coinvolgimento di tutti gli operatori, anche quelli di medio piccole dimensioni. Vorremmo scongiurare il rischio di relegare le piccole e le medie aziende a mere esecutrici con “contratti capestro“ come è successo nel passato per i grandi lavori che hanno interessato il nostro territorio. In tal senso va il Protocollo siglato con il Comune di Milano che prevede l’impegno della stazione appaltante a premiare le imprese che favoriscono condotte collaborative nella filiera coinvolta nel processo costruttivo».